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Stellantis, fuga dall'Italia: operai pagati per andare a casa

Attilio Barbieri
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Il tavolo automotive con Stellantis, convocato al Ministero delle Imprese da Urso, si aprirà il 2 aprile. In attesa di capire cosa accadrà agli stabilimenti italiani del gruppo a trazione francese c’è da registrare l’accordo raggiunto da azienda e sindacati sugli esodi volontari incentivati. L’intesa riguarda i dipendenti prossimi alla pensione e quelli che intendano intraprendere nuovi percorsi professionali. Lontani dalle fabbriche ex Fiat.

L’obiettivo dell’accordo, si legge in una nota, è quello di «definire il quadro di riferimento per le intese che saranno realizzate nelle prossime settimane nelle diverse realtà aziendali finalizzate ad adeguare i livelli occupazionali ai cambiamenti dei processi aziendali proponendo ai lavoratori soluzioni condivise».

 

 

 

In pratica, come spiegano in un documento congiunto Cisl e Uil - la Fiom Cgil non ha sottoscritto l’accordo - «potranno uscire, fra i lavoratori appartenenti alle unità produttive e alle funzioni in cui verranno dichiarati esuberi da parte dell’azienda, solo coloro che espressamente accetteranno l’uscita incentivata». L’incentivo offerto da Stellantis è pari a 6 mensilità per chi è già in possesso dei requisiti per la pensione. Chi invece maturerà i requisiti entro quattro anni, riceverà per i primi due anni un importo tale da raggiungere insieme alla Naspi il 90% della retribuzione lorda e per i successivi 2 anni un importo lordo pari al 70% della retribuzione lorda più un’ulteriore somma equivalente ai contributi previdenziali da versare nei 24 mesi. Quanti fossero lontani dall’età pensionabile hanno a disposizione degli incentivi differenziati in base all’età: fra i 35 e i 39 anni 12 mensilità più 20mila euro, fra i 40 e i 44 anni 18 mensilità più 20mila euro, fra i 45 e i 49 anni 24 mensilità più 30mila euro, fra i 50 e i 54 anni 30 mensilità più 30mila euro, dai 55 anni in su 33 mensilità più 30mila euro.

 

 

 

Secondo l’azienda l’accordo «rientra nell’ambito delle iniziative attuate da Stellantis per affrontare gli effetti del processo di transizione energetica e tecnologica in corso e che sta interessando il settore automotive in tutti i suoi aspetti compresi quelli occupazionali, ed è la prosecuzione naturale di precedenti accordi già siglati dall’azienda negli scorsi anni». In realtà anche tra le sigle sindacali che hanno aderito all’accordo non mancano le perplessità. «C’è forte preoccupazione per il futuro dell’auto a Torino e in Piemonte, come dimostra la mobilitazione di tutte le sigle sindacali per il prossimo 12 aprile sotto la Mole», spiegano i segretari della Cisl Torino e Piemonte]Domenico Lo Bianco e Luca Caretti, perché «senza interventi immediati e nuove produzioni l’intero settore, che è un fiore all’occhiello dell’economia piemontese, rischia di impoverirsi e di pagare un prezzo alto sul piano occupazionale e sociale».

 

 

 

Un chiarimento importante dovrebbe arrivare appena dopo Pasqua, dagli incontri al Ministero delle Imprese con Stellantis dei quali ieri è stato diffuso il calendario. Si partirà martedì 2 aprile con lo stabilimento di Melfi. Il giorno dopo sarà la volta di Mirafiori. Giovedì 4 aprile si terranno tre tavoli dedicati ad altrettanti impianti: Pomigliano d'Arco, Atessa e Modena. Chiuderanno venerdì 5 i due appuntamenti dedicati a Termoli e Cassino. Tutti i tavoli si terranno a Palazzo Piacentini, sede del Ministero delle Imprese. Saranno presenti, oltre al ministro Urso e ai tecnici del Ministero, i rappresentanti di Stellantis, della Regione interessata, dell’Anfia (Associazione nazionale filiera italiana automotive) e delle organizzazioni sindacali.

Intanto nella serata di ieri il Wall Street Journal annunciava che Stellantis sarebbe in procinto di licenziare 400 dipendenti nelle controllate Usa, quasi tutti occupati nelle divisioni software e ingegneria. Una tappa della delocalizzazione verso i Paesi a basso costo del lavoro.

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