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Finmeccanica: siglato accordo tra AgustaWestland e Boeing Company

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Agli americani restano i diritti di proprietà intellettuale dei dati e dei diritti di produzione

Tatiana Necchi
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Accordo firmato - Nonostante Finmeccanica sia stata travolta dall'indagine sul riciclaggio di Telecom Sparkle e Fastweb, è stato firmato oggi l'accordo tra AgustaWestland (controllata di Finmeccanica) e Boeing Company per il programma elicotteristico presidenziale statunitense Marine One della U.S. Navy (VXX). In una nota diramata dalla società Boeing si spiega che sono assegnati i diritti per l'impiego della proprietà intellettuale, dei dati e dei diritti di produzione AgustaWestland al fine di procedere alla integrazione dell'elicottero AgustaWestland AW101 in un prodotto Boeing per il programma VXX. Dunque AgustaWestland avrà un ruolo nello sviluppo del programma e una significativa quota di progettazione e produzione. Una buona collaborazione - «Finmeccanica e Boeing vantano quarant'anni di proficua collaborazione - ha dichiarato Pier Francesco Guarguaglini, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica - Abbiamo valutato con attenzione la situazione e abbiamo infine compiuto la scelta strategica di cooperare con Boeing poiché‚ si tratta della migliore soluzione per la gara VXX. L'accordo con Boeing conferma la capacità di AgustaWestland e Finmeccanica, e dell'AW101 in particolare, di competere sul mercato americano». Giuseppe Orsi, amministratore delegato di AgustaWestland, commenta: «È' il miglior elicottero per questa missione e sono numerose le ragioni che lo hanno condotto al successo nella gara precedente – prosegue - E' importante ricordare che ad AgustaWestland venne riconosciuto il merito di aver svolto un grande lavoro per aver assicurato la consegna dei nove elicotteri ordinati dalla U.S. Navy». Segue l'articolo di Claudio Antonelli, Finmeccanica pesta i piedi pure alla Clinton, Avere successo crea sempre qualche avversario e la rincorsa di Finmeccanica da player locale a colosso internazionale non deve essere passata inosservata alle lobby della difesa. Quando a marzo del 2008 Pier Francesco Guarguaglini dichiara di aver chiuso l'operazione su Drs Technologies, la società leader in Usa delle tecnologie per la difesa nonchè primario fornitore del Pentagono, stacca un assegno di 3,4 miliardi. Viene criticato. Troppi debiti sostengo alcuni analisti. Vero a breve termine. Ma già a due anni di distanza la bontà dell'operazione si dimostra coi numeri. I ricavi del settore crescono del 54%. Ma, business plan a parte, chi riceve la notizia come una doccia fredda e soprattutto senza alcun sentore anticipato sono le aziende Usa che su Drs avevano già fatto la bocca. In primis Lockheed Martin che è il più grande sostenitore di Hillary Clinton. Senza dimenticare i francesi di Eads che erano quasi convinti di correre da soli. Invece Drs è diventata italiana con una lunga serie di vantaggi, basti pensare che oltre al Pentagono l'azienda del New Jersey fornisce anche tutte le agenzie di intelligence. Così da un lato i rapporti di Finmeccanica con alcuni alleati storici si raffreddano. Lockheed Martin si sfila dalla grossa commessa degli elicotteri presidenziali e si allea con Sikorsky: l'azienda che ha fatto i salti di gioia quando Obama ha deciso di indire nuovamente la gara per il Marine One. Dall'altra parte Finmeccanica si riavvicina agli “amici” di Boing. In vista della prossima grande gara Usa. Quella per gli aerei da addestramento. L'Italia partecipa con l'M346 di Alenia Aermacchi e l'avversario è il T 50 coereano prodotto guarda caso in joint venture con Lockheed Martin. Nel frattempo gli smacchi per gli americani continuano. Questa settimana Iridium, la più grande società di comunicazioni ha affidato a Thales Alenia Space (partecipata al 33% da Finmeccanica) un mega contratto da 2,1 miliardi. Battendo anche in questo caso il colosso Lockheed Martin che ancora, dicono i maligni, non dimentica la vittoria del C 27-J di Finmeccanica sulla versione corta del mitico C 130. Ma l'azienda di Guarguaglini sembra coltivare “nemici” anche in Italia. Se dovesse andare in porto il progetto rilanciato qualche mese fa dal ministro Angelino Alfano, la società di viale Montegrappa dovrebbe fornire da sola un unico sistema per gestire tutte le intercettazioni delle procure italiane. Obiettivo tagliare i costi.  Non ci sono appalti o gare pubbliche, ma si va per chiamata diretta. Tanto che i prezzi diventano troppo variabili. I costi possono variare a seconda dei rischi che si corrono. Ma  a Campobasso un'intercettazione costa 3,85 euro al giorno, a Roma,  5 euro, mentre ad Arezzo 25 e a Lodi 27 euro. Ora tre società lombarde gestiscono circa il 70% delle intercettazioni e se passasse il progetto di legge perderebbero il lavoro. E certo a molte lobby del settore non sarebbe cosa gradita. Basti pensare che a sostegno delle tre aziende - in attesa da 500 giorni di ricevere il pagamento dello Stato - si è mossa persino la Lega con un'interpellanza parlamentare. Fatto sta che il nuovo progetto è secretato e c'è chi dice che a parteciparvi siano oltre a Finmeccanica una sola delle tre lombarde: la Sio partecipata dal berlusconiano Ubaldo Livosi. E questo a molti non è piaciuto.

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