Il premier legge "Libero" e fa dietrofront sul "servizio immigrati"
Matteo Renzi finalmente ne ha fatta una giusta. Ricordate? Qualche giorno fa abbiamo dato notizia del servizietto civile, ovvero della riforma che reintroduce la possibilità per lo Stato e gli enti locali di ingaggiare giovani allo scopo di affidare loro dei lavori di pubblica utilità. Una volta il servizio civile era alternativo a quello militare, ma essendo stata abolita la naia nessun ragazzo in età da divisa sceglie ora di lavorare gratis per lo stato. E allora ecco che Renzi e compagni riesumano il vecchio servizio civile, prevedendo di arruolare 100 mila giovanotti, i quali saranno retribuiti 433 euro il mese, per un periodo di 12 mesi. Come abbiamo scritto, grazie a questo meccanismo invece di creare un lavoro vero per migliaia e migliaia di ventenni che non lo hanno e sono costretti alla disoccupazione, il governo inventa un sistema per tenerli occupati, prolungando la disoccupazione. Certo, è bello servire gli anziani, dare una mano a tutelare il verde e perfino contribuire a far conoscere la cultura svolgendo un servizio nei musei e nelle biblioteche. Ma questo lo si può fare come volontario oppure per mestiere se si viene retribuiti. Diverso è invece il caso del servizio civile scelto come alternativa alla disoccupazione, «sulla pelle di milioni di giovani alla disperata ricerca di una strada che li accompagni verso il futuro», per dirla con il presidente del Forum Nazionale servizio civile Enrico Maria Borrelli. È di tutta evidenza che mettendo dei ragazzi a fare servizi di pubblica utilità il governo li paga meno di un dipendente inquadrato con regolare contratto. Così avremo custodi di museo precari e sottopagati, cioè ciò che si rimprovera di solito agli imprenditori privati. Peccato che a sfruttare i disoccupati in questo caso non sia un avido industriale, ma direttamente lo Stato. Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola oggi 11 luglio o acquista una copia digitale del quotidiano