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Bechis: Letta ci ha fregati. Continuare è inutile

L'abolizione dell'imposta sulla prima casa era il patto sul quale dal primo giorno si fondava il governo. Ieri il premier l'ha sconfessato

Nicoletta Orlandi Posti
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di Franco Bechis Enrico Letta è riuscito a fare andare di traverso i primi giorni di vacanza agli italiani. Dopo avere giocato per mesi con le parole e avere lasciato partire per le striminzite ferie di quest'anno chi ancora poteva permettersele, ha lanciato un avviso di garanzia a tutti attraverso il suo ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni: «Ah, mi ero dimenticato: guardate che tornati dalle ferie dovete tornare dal vostro commercialista, perché milioni di voi dovranno pagare l'Imu sulla prima casa entro il 15 settembre». Bello scherzo da prete, perché fino a qualche giorno prima fra il dire e il non dire Letta e la sua maggioranza avevano lasciato capire che sulla prima casa non ci sarebbe stata tassazione, ipotizzando al massimo un assorbimento per tutti nell'Imu della tassa sui rifiuti (che ora si chiama Tares) da pagare entro la fine dell'anno.  Insorge il Pdl - Giustamente, di fronte alla fregatura annunciata alla vigilia di Ferragosto, ieri è insorto Silvio Berlusconi, e con lui tutto il Pdl. Loro sostengono di avere fondato le larghe intese nell'aprile scorso su questa condizione basilare: l'abolizione dell'Imu sulla prima casa per tutti salvo i possessori di immobili di lusso (ville, villette, palazzi e  castelli  inseriti nelle categorie catastali A1, A7 e A8). Che Berlusconi e tutto il Pdl abbiano detto fin dal primo giorno di partecipare al governo a questa condizione è fuori di dubbio, ed è stato ripetuto in modo martellante. Nessuno di noi era presente ai colloqui per la formazione del governo, ma né Letta né altri ministri del Pd hanno mai negato apertamente questo impegno che veniva loro addebitato da tutto il Pdl.  L'esenzione - Anzi, il primo atto formale del governo è stato il rinvio del pagamento della prima rata sull'Imu proprio per tutte le categorie di proprietari di prima casa per cui il Pdl aveva chiesto l'esenzione, escludendo solo i proprietari di ville, villette, palazzi e castelli come aveva chiesto Berlusconi. Quindi che si sia data a tutti gli altri proprietari di casa la quasi certezza di non dovere più pagare quella tassa, e che il tempo che si era preso fino alla fine di agosto dovesse servire solo a trovare le necessarie coperture (magari aumentando gli estimi catastali per le seconde e terze case), è innegabile. Questo hanno capito tutti i proprietari di prima casa, sicuri che se fosse stato diverso il loro destino per primo il presidente del Consiglio Letta li avrebbe messi sul chi va là, magari consigliando di risparmiare qualcosa sulle ferie perché al ritorno non era esclusa la stangata. Ieri, con il premier ancora silente, è sceso in campo il Pd. Da una parte il viceministro dell'Economia, Stefano Fassina, dall'altra addirittura il segretario del partito, Guglielmo Epifani hanno provato a fare scudo al governo proprio abusando di quel gioco di parole: «Letta non ha mai detto che avrebbe abolito, ma solo superato l'Imu nel suo discorso per ottenere la fiducia dalle Camere».  Democristiano nato - Vero che il premier in quell'occasione si mostrò erede naturale della vecchia Dc, maestro nel dire e non dire, campione dello spaccio del nulla per il tutto. Ce ne accorgemmo subito su  Libero, dove titolammo «Stop alla rata Imu già da giugno. Ma è un pasticcio». E avvertimmo: «Pdl ingannato».  Dissero che ci eravamo sbagliati, che Letta era uomo d'onore, che quell'impegno l'aveva preso con il Pdl formando il governo e che un po' di genericità era solo furbizia politica, per non dare l'impressione al suo Pd di darle eccessivamente vinte al centrodestra. Purtroppo avevamo ragione noi. E avremmo tanto voluto sbagliarci, almeno per il bene dei contribuenti italiani. Vero che fino ad ora Letta non ha detto nulla né di bianco né di nero. Ha mandato avanti il suo ministro dell'Economia a dire che l'Imu sulla prima casa non si poteva abolire.  Il tesoro non c'entra - Non vorremmo che questo traesse in inganno: non è Saccomanni il colpevole. Chi guida le politiche economiche è il premier. Lui dice al suo ministro: «Devo abolire l'Imu sulla prima casa, trovami le soluzioni tecniche ad ogni costo». Evidentemente non l'ha fatto. Non fosse altro per buon cuore, avrebbe dovuto avvertire gli italiani già un mese fa, dicendo: «Attenti a non spendere troppo in ferie, tenete qualcosa da parte, perché al vostro ritorno vi farò pagare l'Imu». Ma nemmeno questo è arrivato. Se così è, il patto fondativo di questo governo è nullo. L'ha sottoscritto Berlusconi, e finchè è ancora libero di muoversi e di parlare, è la sola garanzia di rispetto. Se Letta fa marcia indietro entro poche ore, il patto resta vivo. Se questo non accade, non c'è motivo per cui questo governo resti in vita un giorno di più.

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