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Lasciamo scaricare alle famiglie le spese domestiche

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Per accendere la ripresa bisogna introdurre la deduzione delle fatture di idraulici, meccanici o elettricisti: così ripartono i consumi e si combatte l'evasione

Nicoletta Orlandi Posti
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Se qualcuno nutriva dubbi su quali fossero gli effetti della manovra sui portafogli degli italiani ieri il Sole 24ore ha contribuito a toglierglieli. Gli esperti del quotidiano salmonato non hanno scritto editoriali né inchieste: per dimostrare quanto si pagherà in più con la cura Letta sono state sufficienti le tabelle. Dal monolocale di 30 metri quadrati al trilocale da 100, dalla seconda casa al mare a quella in città ma sfitta per mancanza di affittuari in grado di pagare, i cronisti del giornale confindustriale hanno messo in ordine i casi più comuni. Risultato, non c'è una delle ipotesi descritte dal Sole 24ore in cui i contribuenti paghino meno di prima. Altro che riduzione delle tasse sull'abitazione principale, come ci era stato promesso. Con la legge di stabilità gli italiani saranno costretti a versare come e forse più di prima. Si va da un minimo del 28 ad un massimo del 228 per cento per quanto riguarda la casa principale. Per non parlare poi delle seconde o dei laboratori artigiani, dove addirittura il rincaro è superiore al 400 per cento. Di diverso rispetto allo scorso anno c'è solo il nome e la rivalutazione progressiva. Invece di chiamarsi Imu le imposte si chiameranno Tirse, Tasi e Tari. Invece di avere un tetto avranno la possibilità di aumentare a seconda delle necessità delle amministrazioni comunali.   Già quanto scoperto dal quotidiano economico basterebbe a motivare il giudizio negativo che abbiamo espresso fin dal giorno in cui la legge di stabilità è stata presentata. Ma il prelievo sul mattone, cioè sulla sola vera forma di risparmio delle famiglie, è una parte di ciò che non va nella manovra. Ad esempio, dopo smentite e contro smentite si scopre che tra i provvedimenti introdotti c'è il famoso prelievo di solidarietà sulle pensioni d'oro. A parte il fatto che bisogna mettersi d'accordo sul concetto di pensione d'oro: nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di spiegare che 3mila euro lordi non sono proprio un vitalizio da nababbo, perché in realtà si tratta di 2mila euro netti o poco più. Tuttavia il problema principale è che la tassa è già stata bocciata dalla Corte costituzionale e proprio per questo nella legge di stabilità è stata iscritta una posta di bilancio per consentire la restituzione di circa 80 milioni ingiustamente prelevati all'epoca del governo Monti. Tutto chiaro? Ci spieghiamo meglio. Nonostante il colpo sia già stato dichiarato incostituzionale, Letta insiste a tassare i pensionati sopra un certo reddito, ma mentre lo fa e dunque dichiara che una parte delle entrate saranno ottenute mettendo le mani nelle tasche dei pensionati più ricchi, allo stesso tempo si prepara a restituire agli stessi pensionati i soldi che Monti aveva preteso l'anno scorso. Insomma, da una parte incassa e dall'altra versa, ma quel che prende oggi lo restituirà con gli interessi domani. Fosse un imprenditore a fare certi giochi di prestigio, sarebbe accusato di falso in bilancio se non di peggio, ma essendo il governo si corre perfino il rischio che qualcuno gli dia un premio per l'abilità con cui fa apparire e sparire i soldi degli italiani.  Potremmo continuare a descrivere altre cose che non vanno, a cominciare dalla vendita degli immobili del patrimonio dello stato, che invece di servire a ridurre il debito pubblico viene usata per finanziare la spesa corrente. Una legge lo vieterebbe, ma ogni legge è aggirabile, a cominciare da quella del buon senso. Tutto ciò per dire che non sarà questa manovra a farci uscire dal pantano. Le tante tasse e i pochi soldi che Letta ha messo sul piatto per rilanciare l'Italia non solo non ci porteranno lontano, ma per l'approssimazione con cui i provvedimenti sono stati decisi rischiano di farci affondare ancora di più. Qualcuno ha detto che questo non è il governo del fare ma del tirare a campare. Ma corrisponde al vero che Letta invece di somigliare al suo maestro Andreatta sembra sempre più al suo opposto, Andreotti. Parole tante, risultati scarsi. Grandi annunci, piccole decisioni. Ne è prova proprio il gran piano delle dismissioni. Più volte sollecitato - da noi fin dai tempi del governo Berlusconi: arrivammo al punto da indicare una manovra alternativa a quella dell'esecutivo - ad oggi siamo ancora nella fase delle dichiarazioni. I sei miliardi che il governo fa scrivere ai giornali come se fossero pronti per essere spesi, in realtà esistono solo sulla carta e forse nella fantasia degli uffici stampa ministeriali.  In realtà, la sola manovra che eviterebbe di far crescere la pressione fiscale e garantirebbe risorse da investire è quella che dalle pagine di Libero ha lanciato il professore Alberto Brambilla, ex sottosegretario al Lavoro ed esperto di previdenza. Secondo il docente della Cattolica per dare un po' di soldi ai lavoratori dipendenti sarebbe sufficiente consentire la deduzione delle spese sostenute dalle famiglie. Piccole riparazioni domestiche pagate senza alcuna possibilità di ottenere vantaggi fiscali e senza che vi sia da parte del fisco la possibilità di accertare che l'artigiano sia in regola con tasse e contributi. I controlli incrociati funzionano infatti solo se le fatture vengono messe a bilancio. Ma se una famiglia non le può indicare nella propria dichiarazione dei redditi, come farà il Fisco ad accertare che l'artigiano abbia effettivamente versato le imposte? Come gli esperti sanno, spesso esiste una fatturazione parallela, con documentazione fiscale che viene regolarmente rilasciata dall'artigiano, ma di cui le entrate non sanno nulla né mai sapranno. Si tratta di fatture false, destinate non ad essere conservate là dove si custodiscono i documenti fiscali, ma a finire nel cassonetto dell'immondizia. Se davvero Letta vuole combattere l'evasione, se vuole dare più soldi in busta paga, consenta anche ai lavoratori dipendenti di detrarre le spese di casa. Idraulico, meccanico, elettricista e piccoli lavori edilizi. Il contrasto di interessi porterebbe nuove entrate per lo stato e nuovo ossigeno per i portafogli delle famiglie, senza alcun aggravio per la finanza pubblica. Si tratta di un suggerimento troppo facile? Forse. È per questo che si preferisce inseguire le indicazioni dei cervelloni che hanno inventato la Tirse. di Maurizio Belpietro @BelpietroTweet

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