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Abu Bakr, il sultano invisibile: ecco chi è il nuovo Bin Laden

simone cerroni
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Un leader invisibile, come il terrorismo, che non ama farsi riprendere e fotografare. Niente video come Bin Laden, video che aumenterebbero il rischio di essere individuati e, chissà, traditi da qualche fedele jihadista ingolosito da una taglia di 10 milioni di dollari che verte sulla sua testa. Lui è Abu Bakr al-Baghdadi, 43 anni, leader delle milizie sunnite dello Stato dell'Iraq e della Siria (Isis o Isil, Stato Islamico dell'Iraq e del Levante ) e numero due dei terroristi più ricercatidagli Usa dopo il leader di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri. Lo sceicco invisibile - Sono passati 11 anni dall'invasione americana in Iraq per abbattere il regime di Saddam Hussein, reo, secondo l'amministrazione Bush, di aver armi di distruzione dei massa e di aver rapporti diretti con al-Qaeda. Nessuna pistola fumante, allora. Oggi, però, dopo 10 anni di guerra e occupazione militare americana, Abu Bakr al-Baghdadi e i jihadisti stanno davvero prendendo possesso del paese, arrivando alle porte di Baghdad. Nel 2003 quando gli Stati Uniti invasero la regione era un clerico in una moschea di Samarra, uno studioso con obiettivi grandi, molto grandi. Poi, durante l'occupazione, venne arrestato e trascorse quattro anni a Camp Bucca luogo di detenzione Usa di molti comandi al Qaeda. La presa del vertice - Nel 2009 diviene capo dell'Isis: il suo obiettivo primario è una jihad in chiave antisciita e contro il premier iraqueno Al Maliki che, invece, sin dall'inizio del suo mandato nel 2006, attua una campagna feroce contro i sunniti. Il terrorismo va alla caccia dei vuoti di potere, di Stati in caos totale. La Siria è uno di questi. Nel 2010 così combatte nel fronte di al Nusra (affiliato di al-Qaida) contro il regime di Assad. Lì i jihadisti crescono e si diffondono a macchia d'olio nella regione. Questo provoca però il risentimento di Zawahiri che gli suggerisce di lasciar perdere il fronte siriano e di concentrarsi sul destabilizzato Iraq, ancora alla caccia di un equilibrio dopo l'invasione a stelle e strisce. La svolta e l'Iraq - L'Iraq è lo stato giusto dove far breccia nel cuore della popolazione sunnita, stanca ormai dei metodi repressivi e di persecuzione del governo sciita nei loro confronti. Così l'Isas a gennaio del 2013 inizia una serie di attacchi alle prigioni per liberare fedeli della jihad, tra cui Abu Ghraib, a 32 km a ovest di Baghdad. Da lì, con l'evasione dei fedelissimi di Allah, il movimento inizia a prendere forma conquistando la popolazione e convincendo quel 40% dei sunniti ad arruolarsi o comunque a non osteggiare la loro attività in funzione antigovernativa.

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