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Scozia al bivio: o con Londra o con l'euro

Andrea Tempestini
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Sterlina sì, sterlina no, è questo il grande dilemma dell'indipendenza scozzese. Mentre mancano solo tre settimane al referendum del 18 settembre in cui si deciderà sul futuro della Scozia, se resterà o meno all'interno del Regno Unito, i due schieramenti in lotta si scontrano quotidianamente sulla moneta che dovrà adottare il nuovo Stato. Londra è stata molto chiara in proposito: ha più volte affermato che in caso di indipendenza gli scozzesi non potranno continuare ad usare il pound. A Edimburgo invece, forti del parere anche di alcuni premi Nobel per l'economia, sono sicuri del contrario e prospettano la possibilità di una unione monetaria. Sotto la sterlina naturalmente, perchè la paventata ipotesi di entrare nell'euro fa venire i brividi al governo locale e all'opinione pubblica. Il primo ministro scozzese, Alex Salmond, ha ribadito più volte che non vuole far parte di una eurozona. Nell'ultimo dibattito televisivo sulla secessione, Salmond ha potuto strappare una vittoria chiara sull'avversario Alistair Darling, ex ministro del Tesoro laburista e leader della campagna unionista, proprio mostrandosi più sicuro su questo punto. Alla domanda su quale sia il suo «piano B» sulla moneta da adottare in una Scozia indipendente ha risposto: «Non ho un solo piano B ma ben tre», aggiungendo di star cercando proprio il mandato degli scozzesi per poter negoziare su questo punto col Regno Unito. E stando a quanto dicono due premi Nobel che gli fanno da consulenti non ha tutti i torti. L'economista Sir James Mirrlees è arrivato addirittura a dire che una Scozia indipendente potrebbe rifiutarsi di fare la sua parte per quanto riguarda il debito del Regno Unito. «È difficile vedere come la Scozia possa accollarsi il debito senza una piena unione monetaria». Questa ipotesi terrorizza Londra che si potrebbe ritrovare con un macigno di miliardi sulle sue casse pubbliche. In proposito è intervenuto anche il Nobel per l'Economia americano, Joseph Stiglitz, che ha definito come un «bluff» la minaccia del governo britannico secondo cui la Scozia non potrà adottare la sterlina senza consenso. «Panama e Ecuador hanno adottato il dollaro Usa - ha dichiarato - ha funzionato per Panama per oltre 100 anni». Sembra che quindi il fronte del “sì” abbia le soluzioni per quelli che sembravano ostacoli insormontabili al futuro di uno Stato indipendente. E l'opinione pubblica sta premiando la concretezza dei secessionisti. La vittoria nel secondo dibattito televisivo ha fatto salire in alto i loro consensi. Secondo un sondaggio pubblicato dallo Scottish Daily Mail, il fronte del “sì” raggiunge il 47%, mentre i “no” scendono al 53%, se si escludono gli indecisi. In una rilevazione simile all'inizio di agosto i favorevoli all'indipendenza della Scozia erano al 43% e i contrari al 57%. Solo sei punti di distacco separano ora i due schieramenti: tutto è possibile. Se gli indipendentisti non ne vogliono sapere di entrare nell'euro vogliono invece restare un membro dell'Unione europea. E anche su questo punto è scontro con Londra. «Se la Scozia vota per l'indipendenza - ha detto il premier britannico Cameron - lascia automaticamente l'Unione europea e dovrà fare la fila per rientrarci». Di parere opposto Salmond che invece critica l'euroscetticismo del governo di Londra, in particolare con la promessa di un referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell'Ue da tenersi nel 2017. «La politica euroscettica di Westminster è profondamente dannosa per la Scozia e potrebbe esserlo ancora di più se venissimo trascinati fuori dall'Ue». I piani di Edimburgo sono quelli, in caso di indipendenza, di diventare uno Stato membro indipendente dell'Unione. Intanto si allarga lo schieramento dei vip anti-indipendenza. Paul MacCartney ha firmato a Liverpool la lettera scritta ai primi d'agosto nell'ambito della campagna “Let's Stay Together” promossa da 200 personaggi famosi tra cui Mick Jagger, l'astrofisico Stephen Hawking, l'attrice Helen-Bonham Carter, Michael Douglas e alla quale si sono già unite 50.000 persone. Ma potrebbe non bastare. di Alessandro Carlino

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