Il Washington Post a Barack Obama: "Abbandona il golf, torna a giocare a basket"
New York. “Per il bene di noi tutti, molla i campi da golf e torna al basket”, implora Obama, sul Washington Post, Edward Alden, ex capo della redazione Usa del Financial Times ed oggi studioso del pensatoio Council on Foreign Relations. L'appello e' piu' serio di quanto non possa suonare, perche' parte dalla domanda sincera che i due terzi dell'America si stanno facendo dopo sei anni di presidenza: “Che cos'ha di sbagliato Obama?” Risposta di Alden: “Ha abbandonato la pallacanestro e gioca di piu' a golf”. Poi il consiglio da “collega”: “Come uno che ha piu' o meno la stessa eta' del presidente e che pratica ancora entrambi gli sport mi sento di dargli una dritta: il basket richiede tutte le qualita' che fanno un buon leader, il golf le tarpa”. Non e' tanto che l'aver giocato piu' spesso a golf di ogni altro presidente (circa 50 volte nel 2013), e soprattutto che l'essersi mostrato sorridente sull'elitario green di Martha's Vineyard, durante le vacanze estive, cinque minuti dopo aver letto la dichiarazione di condanna della decapitazione del giornalista americano Jim Foley ad opera dell'ISIS, ha demolito l'immagine dell'insensibile Barack presentandolo un gaudente fuori luogo. No: il quanto, il quando e il dove gioca a golf sono “solo” aggravanti che fanno pessima pubblicita'. E' la natura di per se' dello sport che mina il carattere intimo dei praticanti di modesto livello (“come sono io e come e' il presidente”, premette Alden). Perche', aggiunge, nel nostro caso “lo sforzo e la determinazione sono peggio che inutili. Ogni golfista prova la sensazione di fare molti brutti colpi e di dire a se stesso "impegnati piu' duramente e sii piu' concentrato". Il risultato? I colpi sono sempre peggiori e finisci con lo sbagliare del tutto. Il golf richiede una accettazione da discepoli "zen" che i risultati sono al di fuori della tua portata: "rilassati, colpisci la palla e non preoccuparti di dove va”. Ma in termini di leadership questo approccio e' disastroso, induce alla rassegnazione e alla modestia dei “colpi” minori. Come quando Barack disse in un'intervista, a proposito della Siria, “ la mia politica e' di non fare cose stupide”. Tutt'altra adrenalina si produce sotto canestro. Obama aveva creato addirittura una palestra ad hoc nella Casa Bianca, dove giocava almeno una volta alla settimana, e con avversari tosti come gli amici Reggie Love, ex titolare della Duke, e il ministro dell'educazione Arne Duncan, alto piu' di 1,90, un ex ad Harvard. Nel basket contano le mischie, gli spintoni, la determinazione e il gioco di squadra, sempre piu' difficile quando diventi vecchio e giochi con i più' giovani. “Qualche volta io ho la mano calda e azzecco tre o quattro centri di fila, ma la maggior parte del tempo non faccio queste giocate” dice di se' Alden perche' Barack intenda. “Invece, devo lavorare duro, afferrare i rimbalzi, fare difesa stretta e assicurarmi che i miei passaggi raggiungano il compagno libero. Sono queste cose che fanno la differenza: rubare una palla o vincere un rimbalzo in attacco. Impegnarsi piu' duramente paga”. Obama scansafatiche, datti una mossa. di Glauco Maggi