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Mali, Hollande canta vittoria ma tra violenza e vendette resta il rischio pantano

A Parigi arrestati quattro presunti terroristi vicini ad Al Qaeda: addestravano volontari da mandare nel paese dov'è intervenuto l'esercito francese

Giulio Bucchi
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di Marco Petrelli Sono quattro, tutti africani e tutti presunti esponenti di Al Quaeda i fondamentalisti arrestati qualche ora fa a Parigi dalla Gendarmerie National. La cellula operante nella capitale avrebbe avuto il compito di reclutare nuovi guerriglieri da inviare nel Mali, paese nel quale il presidente François Hollande è atteso per celebrare quella che, al momento, parrebbe una vittoria della Francia contro l'estremismo religioso. Gao e Timbuctu sono libere dai ribelli musulmani, un successo raggiunto da Parigi malgrado il rifiuto di tedeschi ed italiani di prendere parte alle ostilità. Ma proprio dai due maggiori centri del Mali l'ong Human Right Watch lancia l'allarme: dopo la sharia, una nuova ondata di intolleranza religiosa starebbe prendendo piede nel paese, con furti e saccheggi ai danni della popolazione araba, a danno dei vinti. Crimini immediatamente usati come pretesto da nuclei di rivoltosi per continuare la resistenza contro l'esercito maliano e l'Armee. Alle denunce, già di per sé gravi, di HRW si aggiunge la foto, circolata in rete a fine gennaio, di un soldato che indossa un passamontagna con un teschio stampato sopra. Una goliardata? Probabile, tuttavia lo scatto non ha risparmiato a Parigi qualche mal di pancia, con mobilitazioni degli utenti del web al fine di punire il "machismo" del militare guascone. Il rapporto tra i presidenti francesi e le loro ex colonie non è mai stato semplice: dall'Indocina all'Algeria le pagine più nere del passato prossimo francese sono state scritte proprio nel tentativo di combattere guerriglie come quella dell'Azawad, oggi novelle Vietminh che potrebbero far precipitare la situazione militare in un pantano dal quale poi sarebbe difficile uscire.

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