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Egitto, dopo una settimana riprendono gli scontri tra gli oppositori e i sostenitori di Morsi

Il ministro degli esteri Bonino: "Bisogna evitare la guerra civile e lo spargimento di sangue in Egitto"

Eleonora Tesconi
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Continuano i sanguinosi scontri in Egitto dopo la cacciata di Mohamed Morsi. Come riferito dal sito web del quotidiano Ahram, i sostenitori del deposto presidente hanno manifestato nella notte davanti al consolato Usa ad Alessandria. Durante la serata di ieri, 15 luglio, la polizia ha fatto uso di lacrimogeni al centro della capitale egiziana dopo lo scoppio del conflitto tra i sostenitori e gli oppositori dell'ex presidente Morsi, mentre gli elicotteri sorvolavano la zona. Si tratta della prima protesta violenta dopo quelle che si sono verificate una settimana fa, durante le quali sono morti 55 sostenitori dei Fratelli musulmani in un tentativo di assalto al quartier generale della Guardia repubblicana. E' di 22 feriti invece il bilancio degli scontri attuali, così ha riferito l'agenzia Mena. I disordini sono scoppiati dopo l'iftar, il pasto che interrompe il digiuno diurno per il Ramadan, quando centinaia di giovani con il volto coperto hanno occupato il centralissimo ponte 6 ottobre, sul Nilo.  Le dichiarazioni - "La nostra protesta davanti al consolato Usa è rivolta contro i veri leader del colpo di Stato", ha affermato Anas El-Qadi, portavoce della Fratellanza ad Alessandria. Il gruppo islamico, attraverso El-Qadi, ha chiesto "l'espulsione dell'incaricato d'affari Usa e dell'ambasciatore Ann Paterson, in quanto è diventato chiaro al popolo egiziano il ruolo avuto dalll'amministrazione Usa nell'organizzazione del golpe". Le proteste si sono svolte all'indomani dell'arrivo al Cairo del vicesegretario di Stato Usa, William Burns, che ha incontrato i leader del nuovo governo ad interim. Ieri, 15 luglio, Burns ha indicato nella fine delle violenze e nell'avvio di un dialogo tra le varie forze politiche che porti al superamento della fase di transizione le "priorità" del nuovo governo egiziano. Burns, primo esponente del governo Usa a recarsi in Egitto dal 3 luglio, giorno della destituzione di Morsi, ha quindi sottolineato che Washington non tenterà di imporre un modello di transizione all'Egitto, né appoggia specifici partiti o politici. Dichiarazioni dall'Italia - "Bisogna evitare la guerra civile e lo spargimento di sangue in Egitto", questa l'affermazione, ai microfoni di SkyTg24, del ministro degli Esteri Emma Bonino, che auspica il tempestivo ritorno a "un processo di transizione più legale o democratico" nel paese. Secondo il ministro, infatti, il nuovo governo "dovrebbe comprendere anche i Fratelli musulmani, ma per fare questo devono cessare gli arresti arbitrari". Morsi - ha aggiunto la Bonino - dovrà avere "un trattamento giusto e rapido". di Eleonora Tesconi

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