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Siria, gli Usa aprono all'attacco: "Usati i gas, abbiamo le prove"

Dopo le parole del segretario di Stato Kerry, Washington e Inghilterra decideranno entro 48 ore. La Russa avverte: sarebbe gravissimo

Giulio Bucchi
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«È innegabile che sia stato il governo di Assad a usare le armi chimiche. E questo non può essere senza conseguenze. È un'offesa a tutta l'umanità e le immagini hanno scosso le coscienze del mondo. Siamo al punto di non ritorno». Parole pesanti quelle che John Kerry, Segretario di Stato americano, ha usato ieri nel corso di una conferenza stampa nella quale ha anche lasciato intendere che i membri di Congresso e Senato sarebbero stati richiamati in servizio prima della fine delle ferie.  Insomma, si va ormai verso un intervento armato multinazionale in Siria: anche se un portavoce della Casa Bianca ha smentito le indiscrezioni della stampa britannica secondo cui le modalità e i tempi dell'azione sarebbero stati discussi in una telefonata di 40 minuti tra  il presidente americano e il primo ministro britannico; anche se probabilmente non si tratterà né di un intervento con truppe di terra stile Iraq, né di bombardamenti stile guerra del Kosovo.  Sarebbero state in effetti fonti governative britanniche a riferire al  Daily Telegraph che «Obama e Cameron pensano a un attacco a nei prossimi giorni»: una decisione che verrebbe presa entro 48 ore, secondo il Daily Mail. Alla Bbc il ministro degli Esteri britannico William Hague ha aggiunto che, sul modello della guerra per il Kosovo e contrariamente all'idea espressa da Emma Bonino, un intervento militare contro Bashar Assad si potrebbe fare anche senza un mandato formale dell'Onu. Anche per questo David Cameroon ha deciso di anticipare il rientro dalle vacanze e già oggi sarà a Downing Street. E a France 2 il primo ministro francese Jean-Marc Ayrault ha spiegato che «la comunità internazionale non può lasciar passare questo crimine contro l'umanità». «Abbiamo un'esigenza che la commissione delle Nazioni unite possa fare completamente la sua inchiesta, liberamente e rapidamente perchè venga stabilita la verità». «È successo che, senza dubbio, quasi certamente, il regime di Bashar al Assad ha utilizzato l'arma chimica contro il proprio popolo una volta che quest'inchiesta sarà conclusa, ci aspettiamo dalla comunità internazionale una decisione ferma». In effetti la Commissione Onu ha fatto la sua ispezione ieri: una concessione di Bashar Assad in teoria importante ma nella pratica molto meno significativa, dal momento che secondo gli esperti ormai è passato troppo tempo dall'attacco per poter trovare le prove su chi abbia utilizzato i gas. Dopo tre giorni le tracce dei gas svaniscono, e gli ispettori sono arrivati dopo ben cinque giorni. Anzi, la Commissione non è riuscita neanche a capire a quale fazione appartenessero i cecchini che le hanno sparato addosso mentre conducevano l'ispezione nell'area di Ghouta.   Equipaggiata da Russia, Iran e Corea del Nord, la difesa antiaerea siriana fa però paura, per lo meno sulla carta. Piuttosto che arrischiare i loro piloti Washington e Londra userebbero invece missili e droni senza equipaggio sistemati sulle navi. Già gli Usa hanno mandato davanti alle coste siriane quattro cacciatorpedinieri, armati ognuno con 96 missili da crociera Tomahawk in grado di colpire bersagli a 2.500 km di distanza: gli stessi usati per martellare la Libia nel 2011. La Royal Navy potrebbe a sua volta secondo il Daily Telegraph impiegare un sottomarino nucleare, la portaerei Hms Illustriuos, la portaelicotteri Hms Bulwark e almeno quattro fregate. Inoltre la Siria potrebbe essere colpita dalla base Usa di Incirilik, nei pressi della turca Smirne; dalle squadriglie di F-16 di stanza in Giordania; e da quelle della Raf che stanno nella base cipriota di Akrotiri. In Giordania era in agenda ieri un vertice tra gli Stati maggiori di dieci eserciti: con Usa, Regno Unito e Francia anche l'Italia, il Canada, la Germania, la Turchia, la stessa Giordania, l'Arabia Saudita e il Qatar. Se per l'Italia Emma Bonino insiste sulla necessità di un mandato Onu in Turchia Erdogan si manifesta invece bellicoso, e anche la Merkel dopo le iniziali reticenze dice ora che se dovesse essere provato l'uso di gas tossici, è necessaria una risposta internazionale «unitaria». Bashar Assad, in un'intervista alla russa Izvestia, ha definito le accuse di aver usato armi chimiche «assurdità» e «insulti al buonsenso» ed ha minacciato gli Usa di esporsi a un «nuovo Vietnam», ma più presumibilmente una risposta a un'azione sulla Siria potrebbe essere contro Israele: dichiarazione dell'Iran lasciano intravederla in salve di razzi in provenienza da Hamas e Hezbollah, che però rischierebbero di essere a loro volta coinvolte in una rappresaglia anglo-Usa. Secondi il Daily Mail, tra le 24 e le 48 ore di martellamento anglo-Usa mirerebbero a polverizzare il sistema integrato di difesa aerea della Siria, i bunker che ospitano i centri di comando e controllo, le infrastrutture per le comunicazioni, palazzi governativi, rampe missilistiche e i mezzi delle forze aeree di Assad, facendo perdere al regime quella superiorità aerea che finora gli ha permesso di tenere i ribelli a bada. di Maurizio Stefanini

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