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Terrorismo, controlli "cauti" sulle moschee finanziate dal Golfo: "Attenti, si radicalizzano più sul web"

Giovanni Ruggiero
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La Catalogna è per sua natura una meta dei flussi di migranti economici, in particolare dal nord Africa e soprattutto dal Marocco. Nella regione più ricca della Spagna, è sempre più forte la presenza di musulmani salafiti, come ricorda sul Giorno il vicepresidente dell'Istituto per gli studi di politica internazionale, Paolo Magri, che possono beneficiare dei finanziamenti dal Kuwait e dal Qatar. La posizione promossa dai salafiti non incita direttamente alla "violenza, ma predica una visione dell'islam altamente conservatrice. I fatti di Barcellona - aggiunge - coinvolgono pochi individui di queste comunità, ma ci dimostrano che il passaggio alla radicalizzazione può verificarsi e si è verificato". Un modo del tutto efficacie per contrastare il fenomeno delle radicalizzazioni di fatto non c'è, né è tecnicamente possibile "perseguire la predicazione di una visione conservatrice", sostiene Magri. Solo negli ultimi tempi alcuni Paesi europei hanno deciso di adottare nuove politiche "di controllo sui finanziamenti delle moschee e sui profili degli imam, imponendo in taluni casi che predichino nella lingua del Paese originale". Questa attività in fondo non è stata portata avanti con il dovuto impegno, anche perché l'Europa sta provando a uscire dal periodo di crisi anche grazie agli investimenti arabi: "Il crescente peso economico dei Paesi del Golfo - chiarisce l'esperto - ha certamente ispirato in taluni casi scelte caute: ma non va dimenticato che l'analisi del profilo degli attentatori che hanno agito in Europa negli ultimi tre anni dimostra che la radicalizzazione avviene primariamente sul web e nelle prigioni, non più nelle moschee".

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