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I giornalisti Usa contro Obama "il censore": "E' ossessionato dai controlli sulla stampa"

La denuncia: reporter che si mandano mail crittografate, stanze anti-intercettazioni nelle redazioni, leggi antispionaggio e dipendenti pubblici con la bocca cucita per paura

Roberto Procaccini
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L'associazione per la libertà di stampa contro Barack Obama "il censore". Già, nel mirino del Committee to Protect Journalists ("Comitato per la protezione dei giornalisti", organizzazione no profit statunitense) quest'anno finisce il presidente democratico, passato dallo "Yes we can" del 2008 allo spettro default di quest'anno. L'accusa del comitato è chiara: "E' ossessionato dai controlli, i suoi strumenti di censura sono peggiori di quelli di George Bush jr". E a farne le spese sono proprio i giornalisti, costretti a scrivere mail crittografate, a evitare il telefono, ad allestire "saferoom" anti-intercettazioni in redazione e reti informatiche separate. Giornalisti che, soprattutto, vedono assottigliarsi sempre più il numero di informatori e contatti nella pubblica amministrazione. Effetto dell'Insider Threat Program, il programma governativo contro la fuga di informazioni. Scottato dal Wikileaks - E' dagli attacchi alle Torri Gemelle di New York del 2001 che l'amministrazione statunitense ha aumentato gli strumenti censori (anche sulla stampa) per tutelare la sicurezza nazionale. Ma Barack, scottato dai casi Wikileaks e Snowden (culminati nella pubblicazione di una mole immensa di dati riservati dell'amministrazione Usa), sta calcando troppo la mano. Il Committee, nel primo rapporto sulla libertà di stampa nell'era Obama, denuncia come sia diventato difficile ottenere informazioni anche da ministeri che non hanno a che fare con la sicurezza (come quello per l'Agricoltura), le complicazioni derivanti dall'estensione di una legge antispionaggio del 1917 ai giornalisti, e i casi di reporter messi in isolamento (informativo) dopo aver fatto scoop sulle strategie del governo.

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