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Passaporto austriaco agli italiani, parla l'ambasciatore: "Sbagliato dar ragione a Vienna"

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Gino Coala
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Caro Direttore, il recente articolo di Renato Farina - «Il passaporto austriaco? Beati i sudtirolesi» - suscita più di una perplessità. Cavour, allorché si riferiva alla regione di Trento, Bolzano, Brunico e Bressanone la definiva il «Tirolo Italiano» pur prevedendo che il suo inserimento nell' Italia unita sarebbe stato compiuto dalle generazioni successive. Per non dire di Napoleone, che aveva definito tale territorio «le Haut - Adige» circa 120 anni prima dell' avvento del fascismo! Inserendo nella lingua di Dante le indicazioni di «Sud Tirolo» e «Sudtirolesi» l' articolo in parola avalla l' italica sudditanza culturale - e fosse solo quella! - nei confronti di tutto ciò che è straniero. Nella fattispecie alto-atesina ci siamo superati facendoci imporre e continuando ad accettare l' unico regime di «Apartheid» in Europa, in cui la maggioranza di lingua tedesca predica, e pratica dall' asilo in poi, il «nebeneinander» (gli uni accanto agli altri) e rifiuta il ben diverso ed auspicabile «miteinader» (gli uni con gli altri). Al riguardo, osservo che in occasione di una visita in Alto Adige, il compianto Santo Padre Giovanni Paolo II aveva significativamente ammonito che una sana convivenza tra maggioranza e minoranza nell' ambito dello stesso Stato è difficile da raggiungere se in un' area del territorio statale una componente etnica gode di maggiori diritti rispetto a quelli spettanti ai cittadini della maggioranza nazionale. Da ultimo, l' Austria propone l' estensione della doppia cittadinanza e il passaporto austriaco agli alto-atesini di lingua tedesca e ladina: si tratta di un' iniziativa che mette in discussione l' autonomia, oltre ad avere un significato recondito e ostile verso l' Italia e tutto quello (troppo?) che ha fatto sinora per la provincia di Bolzano. Gian Enrico Rusconi ha recentemente affermato che il passo intrapreso dall' Austria nel LXXX anniversario dell' Anschluss e nel centenario della vittoria italiana nella Grande Guerra aprirebbe un' ambigua rivendicazione identitario-linguistica che farebbe regredire ai tempi del nazionalismo più ottuso. Ahimè ! Gli italiani dimostrano ancora una volta di essere campioni nel difendere gli interessi altrui. Cordialmente *Ambasciatore a. r. P.S. - Il diritto di tutela austriaco è venuto meno cinque lustri orsono!! di Gianfranco Giorgiolo ambasciatore

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