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Sea Watch e Carola Rackete, il tedesco Otto Schily bombarda Ong e Berlino: "Perché sugli immigrati sbagliano"

Giulio Bucchi
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C'è un tedesco che su Carola Rackete e Sea Watch sta con l'Italia. A sorpresa, è Otto Schily, avvocato socialdemocratico ed ex ministro dell'Interno nel governo rosso-verde del cancelliere Gerhard Schroeder. Insomma, tutt'altro che un conservatore. Intervistato dal Corriere della Sera, spiega come la capitana della nave della Ong non sia "né un'eroina né una criminale. Non si può che lodare il suo sforzo di salvare delle vite umane. E non si può che esser d'accordo con chi dice che salvar vite umane non è un reato". Ma la questione, sottolinea, è un'altra, "completamente diversa". E cioè "se un privato possa prendere a bordo delle persone in mare per poi costringere un Paese ad accoglierli". Leggi anche: "Sui porti chiusi ha ragione il Viminale". Il maxi-esperto blinda Salvini La capitana, attraccando a Lampedusa, ha violato la legge italiana: "La sua è stata una manovra rischiosa, che ha messo in pericolo di vita l'equipaggio di una motovedetta italiana. Questa cosa non può essere ignorata. E anche se trovo l'arresto della capitana esagerato, credo che l'apertura di un procedimento penale nei suoi confronti sia stata inevitabile, sarebbe successa la stessa cosa in Germania". "Non trovo molto intelligente - spiega - provocare il ministro degli Interni in carica, dicendo che deve mettersi in fila. È noto che io non sono un sostenitore di Matteo Salvini, anzi mi riconosco nello schieramento che in Italia gli si oppone, quello della sinistra, e considero la politica della Lega sbagliata e pericolosa. Ma azioni come quella di Carola Rackete sono un regalo a Salvini, destinate ad aiutarlo e a far aumentare il suo consenso". Ed è sbagliato, conclude "che i tedeschi si ergano a maestri di morale in Europa. In particolare nei confronti dell'Italia, che si trova in una situazione molto problematica sul fronte dell'immigrazione". Perché da anni "la Germania, ma non soltanto la Germania, ha fatto poco o nulla per darle una mano e per favorire un consenso europeo su una ragionevole politica migratoria comune".

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