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Coronavirus, 10 giorni di silenzio della Cina dietro al contagio: mentre il regime arrestava chi ne parlava...

Davide Locano
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Un virus insidioso, super-aggressivo, per quanto il tasso di mortalità e le vittime per ora siano relativamente contenute. Si paròa del coronavirus, ufficialmente arrivato in Italia nella serata di giovedì 30 gennaio: a confermarlo Giuseppe Conte e Roberto Speranza, ministro della Sanità. In mattinata, la notizia di un altro caso sospetto. Si poteva evitare? Forse sì. Ma per certo la responsabilità non è del governo italiano (il primo ad aver chiuso il traffico aereo), bensì della Cina. Già, perché come sottolinea Repubblica, "c'è un grande vuoto nella storia del coronavirus". Leggi anche: Coronavirus, la testimonianza di Oliviero Diliberto da Wuhan Si tratta di dieci giorni, cruciali, nel corso dei quali il contagio era già in atto ma durante cui le autorità cinesi hanno nascosto le informazioni. Hanno sottovalutato l'emergenza? La hanno ignorata? Hanno preferito tacere? Domande che per ora non hanno una risposta. Di sicuro c'è che gli scienziati del Dragone erano già al lavoro sul virus, stavano cercando di identificarlo: dunque la Cina sapeva, mentre Xi Jinping e gli altri esponenti del partito comunista arrestavano che diffondeva "false voci" sull'epiedamia. Dieci giorni, come detto, decisivi. Dieci giorni durante i quali è stata rimandata la quarantena di Wuhan, luogo dal quale il contagio è iniziato, per arrivarsi ora ad espandere a macchia d'olio.

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