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Donald Trump, crollo nei sondaggi dopo il Russia Bounty Story: voci sul ritiro dalla corsa presidenziale

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Crolla inesorabilmente la popolarità di Donald  Trump. Secondo l'ultima rilevazione di Politico e Morning Consult è crollata al 39% dal 41% di inizio giugno, col 59% degli intervistati che ha affermato di non approvare l'operato del presidente, soprattutto sul fronte della gestione della pandemia. Complice anche la "Russia bounty story" di cui sembra che Trump sapesse da sempre.  Secondo i servizi segreti americani, che hanno intercettato dati elettronici su trasferimenti finanziari da un conto bancario controllato dallo spionaggio militare russo ad un conto legato ai talebani,  Mosca avrebbe offerto segretamente ricompense per l'uccisione di soldati Usa in Afghanistan.  

"La Russia Bounty story", ha detto il presidente degli Stati Uniti, "è solo un'altra fandonia inventata dalle Fake News diffusa solo per danneggiare me e il partito repubblicano. La fonte segreta probabilmente non esiste neppure, come la storia in sè. Se il New York Times ha una fonte, la riveli. È solo un'altra bufala!", ha tuonato Trump. Il rischio è che per presidente - in calo nei sondaggi e che potrebbe, si mormora, addirittura lasciare prima della fine del mandato - si apra lo spettro di un nuovo Russiagate.

Il tycoon minimizza sulla notizia, appunto  e sostiene da giorni di non essere stato mai informato, proprio perché l'intelligence non riteneva attendibile la notizia, ma le carte del NY Times dicono altro. Sembra che Trump abbia ricevuto un'informazione scritta a febbraio e e che la conclusione dell'intelligence era così seria e solida da finire in una pubblicazione della Cia il 4 maggio. Non solo. Secondo l'Associated press, la valutazione degli 007 era inclusa in almeno un altro briefing scritto all'inizio del 2019. Nel 2019 sono morti 20 soldati americani in Afghanistan.

 

 

Una posizione quella del comandante in capo appesantita dalle rivelezioni alla Cnn di Carl Bernstein, giornalista che con il Watergate fece saltare la poltrona di Richard Nixon. Il giornalista del Washington Post ha parlato di centinaia di telefonate a ruota libera con i capi di Stato stranieri, che hanno indotto alcuni suoi ex alti dirigenti a ritenerlo un "pericolo alla sicurezza nazionale" per la sua impreparazione. Telefonate dove inseguiva la sua agenda personale e alternava le adulazioni per presidente Russo Vladimir Putin alle offese verso la «stupida» Angela Merkel. 

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