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Romano Prodi, finito nel caso Pegasus perché intercettato dal Marocco per il suo ruolo di mediatore nel Sahel

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"Non sono sorpreso, e neanche preoccupato. Ho ringraziato i giornalisti del Washington Post che mi hanno avvisato, non so perché abbiano cercato di spiarmi. Mi piacerebbe sapere per conto di chi", dice Romano Prodi. Il suo telefonino potrebbe essere stato obiettivo dei servizi segreti del Marocco perché nel 2012 Prodi era stato inviato speciale dell'Onu nel Sahel. Anche lui così è finito nel caso Pegasus: "il software messo a punto dalla società israeliana Nso Group è da anni sospettato di essere usato non solo nell'ambito della lotta anti-terrorismo, ma anche per obiettivi illeciti come il controllo di oppositori politici, attivisti per i diritti umani, avvocati, giornalisti e leader politici", svela il Corriere della Sera.

 

 

 

Le rivelazioni diffuse dal gruppo non profit Forbidden Stories indicano un sistema di spionaggio ad ampio raggio, su oltre cinquantamila persone. I Paesi più attivi sono Messico e Marocco, che avrebbe provato (forse con successo) a impossessarsi dei dati dell'iPhone del presidente francese Emmanuel Macron e del suo governo. Il governo marocchino intanto ha dato mandato alla corte di Appello di Rabat di aprire un'inchiesta contro Forbidden Stories, accusando i media di accuse "del tutto false e infondate" e di "arrecare danni alle autorità pubbliche nazionali e di ledere gli interessi superiori del regno del Marocco".

 

 

 

 

 Il primo ministro francese Jean Castex ha detto che "stiamo seguendo la vicenda da molto vicino, tenuto conto della gravità potenziale e il presidente ha ordinato una serie di verifiche e inchieste". Il software Pegasus è oggetto "di indagini e polemiche dal 2016, dopo l'allerta lanciato dal dissidente degli Emirati Arabi Uniti, Ahmed Mansoor, condannato a 10 anni di prigione. La novità di questa serie di rivelazioni è il carattere sistematico e su larga scala dell'attività di spionaggio", conclude il Corriere.

 

 

 

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