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Everest, "solo un po' di tosse": coronavirus, il dramma nascosto al campo base. Dal Nepal un caso sconvolgente

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Nel 2019, il governo del Nepal incassò quasi 2 miliardi di euro grazie al rilascio di visti d'ingresso e di permessi per salire sull'Everest. L'anno scorso però fu costretto a sospendere ogni attività, registrando un tracollo di entrate. Così, quest' anno, è stato deciso di rilasciare un record di permessi per recuperare le perdite: 408 licenze d'ascesa, ma il Covid ha raggiunto da molte settimane la vetta più alta della Terra "e se viene stabilito che la pandemia blocca la possibilità di completare la spedizione, poi gli ascensionisti stranieri possono chiedere una proroga del loro permesso, che costa singolarmente quasi 10 mila euro, oltre ai 110 euro del visto. Se si accumulano alpinisti che quest' anno non possono salire, ma che reclamano di farlo senza bisogno di rinnovare il permesso l'anno prossimo, c'è il rischio che nel 2022 l'affollata montagna si intasi ancor di più. Senza alcun incasso aggiuntivo", scrive la Stampa.

 

 

 

 

"Si tratta solo di polmonite o la tosse è normale in alta quota". Queste le  sono le reazioni ufficiali più comuni da parte delle istituzioni nepalesi, quando vengono confrontate con l'evidenza dei contagi da coronavirus. "Ma non possiamo certo rinnovare i permessi di ascesa solo sulle basi di voci di contagi da Covid-19", ha dichiarato Rudra Singh Tamang, direttore generale del dipartimento del turismo del Nepal. "Che le loro spedizioni siano state annullate per il Covid-19 resta tutto da dimostrare". Almeno 60 alpinisti contagiati, anche se spesso asintomatici, sono arrivati sulla cima, finora. "Poiché è obbligatorio un test negativo per accedere al campo base, e vengono fatti test anche all'arrivo, i casi sono due: o chi è incaricato somministrare i tamponi viene corrotto, oppure molti alpinisti sviluppano la tracciabilità del contagio quando sono già oltre il campo base, in marcia verso l'alto", ricorda la Stampa.

 

 

 

In Nepal circa il 3 per cento è vaccinato, i contagi sono 680.556, con più di 1.500 nuovi casi ieri, domenica 25 luglio, e inoltre i vaccini scarseggiano. Le entrate dal turismo d'alta quota contribuiscono all'8 % del Pil nazionale: rinunciarvi contribuirebbe alla catastrofe economica che peggiora sempre più. Ma c'è chi non rinuncia comunque: come Mario Celinic, croato risultato positivo al campo base che, dopo quattro anni di preparazione, non ha voluto arrendersi. Essendo asintomatico, ha deciso di rischiare: "Quella montagna è come un bel fiore che può ucciderti in qualsiasi momento. Ti attira. E devi venire qui, perché qui c'è la gloria. Ma oltre gli 8.000 metri sei disarmato. Sarà la montagna a decidere il tuo destino".

 

 

 

 

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