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Vladimir Putin caccia la giornalista inglese della Bbc: "Minaccia alla sicurezza nazionale"

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In Russia non ci sono i talebani al potere, ma lo Zar Vladimir Putin non perdona e i giornalisti occidentali vengono cacciati come a Kabul, magari senza il mitra spianato. Il caso, raccontato anche dalla Stampa, è clamoroso: Sarah Rainsford, corrispondente della Bbc da Mosca, è stata espulsa dal Cremlino in quanto considerata una "minaccia per la sicurezza nazionale". Sul suo conto peserebbero le domande poste in conferenza stampa ad Aleksandr Lukashenko, il dittatore bielorusso sostenuto da Putin. "Come si può rimanere presidente dopo aver torturato e incarcerato manifestanti pacifici?", ha chiesto più o meno queste parole la giornalista britannica a Lukashenko, creando scalpore e un certo imbarazzo in sala stampa. 

 

 

 



La tv di Stato bielorussa si è scatenata contro di lei, al ritorno da Minsk è stata fermata all'aeroporto. "Le guardie di frontiera russe - scrive Anna Zafesova sulla Stampa - le hanno fatto firmare un documento nel quale si dichiara informata di venire considerata 'persona non grata' e di venire bandita a vita dal Paese che studia da quando aveva 18 anni". Sulla Bbc è stata la stessa Rainsford a sottolineare come da qualche tempo il ministero degli Esteri russo l'avesse presa di mira, rilasciandole dei permessi brevi e mettendole sempre più spesso i bastoni tra le ruote. "Nulla di personale", le hanno fatto intendere le autorità moscovite. In realtà, colpendo la giornalista, più che difendere l'amico Lukashenko avrebbe voluto mandare un messaggio chiaro a Londra: una "rappresaglia simmetrica" per le sanzioni britanniche contro Mosca per la violazione dei diritti umani in Cecenia. Certo, le proteste dell'alleato bielorusso hanno poi colmato il vaso.

 

 

 


Ora se la Rainsford dovesse cercare di rientrare in Russia diventerebbe automaticamente una criminale. La cosa significativa, sottolinea lei, è il clima cambiato negli ultimi anni tra la gente. "Siamo soltanto degli esecutori, chieda ai servizi", si erano scusate le guardie di frontiera. O ancora semplici russi che "si vergognavano del loro governo". Come dire: l'insofferenza per i metodi di Putin sta montando.

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