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Andrey Yakunin, il figlio dell'oligarca russo contro Vladimir Putin: "Vite spezzate, perché deve fermarsi subito"

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Andrey Yakunin, 47 anni, magnate russo figlio dell'oligarca Vladimir, ex Kgb considerato un tempo molto vicino a Putin, è un imprenditore internazionale nel campo degli hotel di lusso. Da subito si è detto contrario alla guerra in Ucraina: "Qualsiasi uso della forza militare deve essere evitato. Questa non è mai la risposta per risolvere qualsiasi controversia tra governi. Ogni ulteriore perdita di vite umane deve essere immediatamente fermata. Stiamo cercando delle iniziative per poter supportare le persone per quello che sta succedendo in Ucraina. Ci sono delle vite umane che vengono spezzate da quello che sta succedendo e questa è la cosa più drammatica che accade. In Russia ci sono persone che si stanno opponendo a questa guerra, o come preferiamo chiamarla, e io sono una di queste. Ovviamente esprimo una mia opinione personale", rivela in una intervista al Tempo.

 

 

"Mio padre ha guidato la più grande società di trasporti in Russia, era anche uno dei più grandi datori di lavoro nel Paese. È andato in pensione nel 2015, ovvero sette anni fa. È inevitabile, quando si ricopre un ruolo del genere, avere un rapporto con il governo, con le istituzioni, e questo accade in ogni paese. Sulle sanzioni alla Russia? Penso che sia veramente triste e tragico essere arrivati e ritrovarci in questa situazione. Venirne fuori richiederà un duro lavoro. Io continuo ad avere rapporti di lavoro in Russia, dove sono state approvate delle leggi che rendono certe discussioni punibili penalmente e sarebbe irresponsabile da parte mia dare una risposta senza confrontarmi con il team che è in Russia", racconta il magnate,

 

 

"C'è una parte dei russi, un 20%, che appartiene alla classe media che viaggia abitualmente su voli commerciali, parla una lingua straniera e ha più titoli di studio che gli permettono di viaggiare. Sono interessati sia per lavoro che per turismo a scoprire altri Paesi e ora non possono più farlo. Inoltre il blocco delle transazioni da parte delle principali carte di credito internazionali colpisce questa fetta di popolazione. Non l'80% di quelli che restano in Russia e non hanno mai viaggiato all'estero, visto che all'interno del Paese gli scambi monetari si continuano a fare lo stesso. Né colpisce chi opera scambi multimilionari in cui di certo non si usa la carta di credito. Quindi ora abbiamo russi e cittadini stranieri in Russia che per lavoro non possono più fare transazioni fra un Paese e l'altro, ma anche russi che vivono e lavorano all'estero e non possono supportare economicamente il resto della famiglia rimasta in patria", conclude Yakunin

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