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Ucraina, i siriani "sporche brigate di Putin". Domenico Quirico: "Li ho visti ad Aleppo", Kiev diventerà un mattatoio

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Li ha visti da vicino in Siria, Domenico Quirico. L'inviato della Stampa sa chi sono veramente i miliziani siriani che Vladimir Putin schiererà al fronte in Ucraina, come improbabili "volontari" nella "guerra ai neo-nazisti" di Kiev. Quello che la propaganda del Cremlino non può permettersi di confessare, soprattutto ai russi, è il salto di qualità che questa scelta sta per comportare. Quirico chiama le nuove truppe "le sporche brigate" di Putin, e basterebbe questo a inquadrarle il grado di brutale violenza che travolgerà le città ucraine.

 

 

 

 

"Se gli ucraini pensano che sia un segno di debolezza, che l'esercito russo descritto come affievolito da diserzioni, scarsa combattività, e abbia bisogno disperato di nuove reclute, temo che si sbaglino". Si tratta, sintetizza l'inviato di guerra "semmai di una nuova pena. I siriani, perché questi saranno i mercenari, vengono schierati per interpretare l'ultimo capitolo del programma dell'invasione: dopo i bombardamenti, le città assediate, le puntate a Nord e a Sud delle colonne corazzate, è il momento della conquista strada per strada delle città. A questo servono i siriani: non mercenari all'ingrosso, carne da macello per rimpolpare divisioni esauste. Ma professionisti esperti della mischia urbana, operai della espugnazione delle macerie".

 

 

 



Svuotare le città dai civili, come dissanguare un corpo. Sono gli uomini dell'esercito di Bashar al-Assad, hanno già operato in maniera cruenta in patria, sono i veterani della 25esima divisione dell'armata siriana già "riorganizzata e riaddestrata da ufficiali russi proprio per completare la riconquista di Aleppo nel 2016". Una macelleria militare in piena regola. Tra i soldati i fedelissimi del presidente siriano, ma pure ribelli riabilitati. Già visti in Libia, sempre a fianco dei russi. Ora agiranno a Kiev, Mariupol, Kharkiv, "fanti specializzati nella guerra più insidiosa del ventunesimo secolo, quella che ha come teatro e vittima la città" e le sue periferie. Le loro armi? Bombe a mano, lanciagranate e coltello. "Occorre tecnica e ferocia per violentarla, la città, strada dopo strada, quartiere dopo quartiere", suggerisce Quirico. Il loro obiettivo è conquistare piano per piano di un edificio, "sgozzare un cecchino che ha ucciso qualche compagno". La differenza tra un soldato di professione e "gli assassini della guerra urbana" è che questi ultimi non hanno tregua o pause. "Ad Aleppo ho incrociato questi piccoli gruppi saturi di morte tornare all'alba portandosi dietro i cadaveri dei compagni uccisi nelle loro fosche epopee. Anche gli altri combattenti si ritraevano in silenzio". La cosa più spaventosa degli uomini che combattono questa guerra, conclude Quirico il suo macabro affresco, "è proprio il loro feroce coraggio". 

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