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Joe Biden, "Putin criminale e dittatore omicida"?: chi c'è dietro le sue sparate, il peso della lobby militare

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Le recenti esternazioni di Joe Biden su Vladimir Putin hanno sorpreso gli osservatori del conflitto. Alcuni hanno anche temuto che il presidente statunitense potesse in qualche modo provocare una grave escalation della guerra con le sue parole. Il capo della Casa Bianca, in particolare, ha bollato lo zar come "criminale di guerra" e ha ammesso che gli Stati Uniti continueranno a rifornire di armi l’Ucraina. Ma non è finita qui. Perché in un secondo momento Biden ha definito il presidente russo un “dittatore omicida” e un “delinquente puro". 

 

 

 

Le sparate del presidente Usa, poi, sono state definite "inaccettabili" dal Cremlino. Toni di questo tipo fanno allontanare sempre di più la possibilità di un dialogo e di un negoziato. Dietro le dichiarazioni di Biden, secondo il Fatto Quotidiano, ci sarebbe il nodo della lobby militar-industriale, che ritorna con forza come al tempo della vecchia Guerra fredda: "A febbraio Biden aveva chiesto al Congresso un bilancio annuale per la difesa pari a 770 miliardi, superiore di 17 miliardi a quello chiesto per l’anno precedente. Alla fine i miliardi di dollari sono stati 782,5 con 13,5 a disposizione dell’Ucraina".

 

 

 

Qualche giorno fa, tra l'altro, il portavoce della Difesa John Kirby ha spiegato in una conferenza stampa al Pentagono che adesso gli Stati Uniti devono preoccuparsi su più fronti: "La Cina rimane certamente la sfida per il Dipartimento ma ci sono anche altre minacce, come per esempio la Russia". Una consapevolezza che porta gli americani a rivedere la loro strategia e a far impennare le spese militari.

 

 

 

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