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Vladimir Putin e la finanza clandestina, il "gioco coi rubli" con cui sconfigge la Ue: delle sanzioni se ne frega

Franco Vergnano
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Sanzioni sì o sanzioni no? Sul tema di come bombardare economicamente la Russia di Putin dopo l'invasione dell'Ucraina si è aperto un forte dibattito che vede posizioni contrapposte sia nella Nato, sia in Europa sia all'interno del nostro governo, oltre che del Paese. Molti mettono in guardia sui contraccolpi che l'Italia potrebbe avere, specie in termini di rifornimenti energetici e di materie prime, fino ad adombrare un nuovo lockdown dopo quello del Covid 19 dal quale siamo faticosamente usciti. Ormai siamo arrivati al quinto "pacchetto" sulle sanzioni.

Il vero snodo è come evitare che diventino un (mezzo) boomerang e renderle invece più efficaci. Lo strumento, come dice anche il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, morde la Russia (-10% di Pil 2022 secondo l'Ocse e l'Economist intelligence unit), indebolendo la sua economia soprattutto sul medio termine.

 

 

 

Ma Putin è riuscito a dribblare il primo ostacolo: nonostante sia stato fischiato l'offside finanziario (soprattutto da Londra) sta pagando i debiti obbligazionari in dollari sui mercati internazionali, evitando il default tecnico che avrebbe invece provocato il loro regolamento in rubli svalutati con l'addio a nuovi prestiti. Almeno finora: a metà marzo 2022 erano cedole per 117 milioni di dollari, mentre all'inizio di aprile sono in scadenza bond per due miliardi.
Crescono però in questi giorni i "warning" sull'effettiva efficacia delle sanzioni che alcuni ritengono una specie di mezzo boomerang, perchè incidono soprattutto sulla vita dei cittadini e - paradossalmente - proprio degli stranieri. Come è già successo per altri Stati-canaglia come l'Iran dei sacerdoti islamici e la Corea del nordcoreano Kim Jong Un. Ma anche il Venezuela e l'embargo di Cuba. Si tratta infatti di uno sport antico: altri banditi organizzati tipo narcos, mafia e camorra hanno imparato come si possano gestire attività economiche colossali pur avendo la Guardia di finanza di tutto il mondo alle calcagna. Sulle sanzioni forse è stato fatto ancora troppo poco.

 

 

 

E, anche se adesso Putin sta cercando di dribblarle, bisogna appunto lavorare per renderle ancora più stringenti. Invece oggigli oligarchi russi portano i loro superyatch in Turchia e scorrazzano nei cieli occidentali, secondo un'inchiesta del Guardian con Flightradar24. Mentre per i beni essenziali si trova il modo di "aggirare" le sanzioni con strumenti diversi, ad esempio obbligando la Cbr, la Banca centrale russa, a far convertire in rubli almeno l'80% dei proventi in valuta ricevuti in pagamento dall'export. Alcuni sistemi sarebbero "leciti" (perché in effetti non tutti i canali finanziari sono stati bloccati) altri molto meno. Putin ha avuto tempo per prepararsi e, oltre alla "riserve ufficiali" (circa 630 miliardi di dollari), esiste una ragnatela di transazioni segrete messa in piedi nel tempo all'estero (con i beni personali di Putin ben collocati nei forzieri svizzeri e nei paradisi fiscali di mezzo mondo). Secondo una documentata inchiesta del Wall Street Journal esiste un sistema bancario e finanziario clandestino capace di gestire decine di miliardi di dollari di commercio estero, cosa proibita - sulla carta- dalle sanzioni occidentali. Inoltre non va dimenticato che l'Occidente "finanzia" la Russia con 1,5 miliardi di dollari per i solo combustibili fossili. Insomma, le sanzioni si stanno dimostrando meno efficaci del previsto. Putin ha avuto lustri per prepararsi e di costruirsi una ragnatela di transazioni segrete messa in piedi nel tempo all'estero. Per il Wall Street Journal c'è un sistema bancario e finanziario clandestino capace di gestire decine di miliardi di dollari di commercio estero, cosa proibita dalle sanzioni occidentali.

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