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Vladimir Putin, "un ghigno": come guarda il morto Zhirinovsky in chiesa

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Una sfinge. Vladimir Putin non si scioglie nemmeno davanti alla morte dei suoi storici amici o collaboratori, come Vladimir Zhirinovsky. Il leader del partito liberaldemocratico, estrema destra dell'arco costituzionale della Russia post-Unione sovietica e tra gli irriducibili nostalgici del nazionalismo comunista è morto il 6 aprile a 75 anni. Il presidente russo ha reso omaggio allo storico leader dell'opposizione, divenuto via via negli anni sempre più conciliante con il Cremlino, recandosi di persona nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Nelle sue mani, un mazzo di rose rosse che ha pietosamente deposto ai piedi della bara del politico tra i più diretti e brutali nella storia recente della Russia.  

 

 

 

 

Sul volto di Putin, neanche un segno di commozione. Sguardo di ghiaccio, a tratti perso nel vuoto, zigomi e guance tirate, labbra immobili. Lo Zar ha fatto una breve apparizione, deponendo il bouquet e inchinandosi silenziosamente davanti alla salma di Zhirinovsky, che in carriera era stato candidato presidente a tutte le elezioni svoltesi dalla caduta dell'Urss. Solo una smorfia, quasi un ghigno, forse ricordando la figura del morto, suo avversario specialmente negli anni della sua ascesa. Significativo, comunque, il fatto stesso che il presidente, in tempi di guerra, abbia voluto sottrarre tempo prezioso alla catena di comando per onorarne la memoria. 

 

 

 



Ed è curioso, in fondo, che le due figure così diverse e agli antipodi (tanto folclorico, vulcanico Zhirinovsky quanto riservato, quasi grigio come si richiedeva ai burocrati del Kgb e dell'apparato comunista Putin) siano oggi accomunate dalla retorica anti-occidentale e dalla nostalgica dei fasti imperiali russi. D'altronde, lo scorso 22 dicembre, era stato proprio il vecchio Zhirinovsky ad annunciare che il 2022 "non sarebbe stato un anno di pace ma sarebbe stato l'anno in cui la Russia sarebbe tornata una potenza". 

 

 

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