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Mosca, "ammutinamento. Soldati fucilati dai comandanti": tam-tam, Putin sta perdendo il controllo dell'esercito

Maurizio Stefanini
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A fine marzo Sir Jeremy Ian Fleming, direttore dell'agenzia di cybersicurezza britannica Government Communications Headquarters, riferì di informazioni secondo cui l'esercito russo dopo poco più di un mese di guerra era talmente stanco che i soldati, «a corto di armi e morale», avrebbero iniziato a disobbedire agli ordini, e addirittura a sabotare il proprio equipaggiamento. Una settimana fa il quotidiano indipendente russo Pskovskaya gubernia, per aggirare la censura, pubblicò sul suo canale Telegram la notizia che circa 60 paracadutisti dell'unità d'élite di stanza a Pskov si erano rifiutati di tornare a combattere sul territorio dell'Ucraina, provando anche a ricorrere ai proprio avvocati. Mercoledì da un alto funzionario della Difesa Usa è arrivato un giudizio di «frustrazione tra i generali russi per la prestazione delle proprie truppe e dei loro colleghi», e anche di morale basso tra le truppe. Viene indicato in questo morale basso una delle ragioni per cui gli ufficiali russi vanno in prima linea fino ai gradi più alti, e cadono. Il 25 marzo la Russia aveva dato una lista di caduti in cui il 20% erano ufficiali, e tra questi finora ben 18 generali e colonnelli. A ciò si aggiunge l'informazione dell'Intelligence ucraina secondo cui «truppe russe si rifiutano di partecipare ai combattimenti per via del numero di cadaveri che rientrano».

 

 


Adesso dall'Institute for the Study of War di Washington arriva l'ulteriore notizia che ad aumentare il malcontento arriverebbe la difficoltà a pagare. «Gli incentivi finanziari promessi per partecipare al combattimento in Ucraina non sono stati dati a alcune unità a cui era stato promesso», spiega l'ultimo rapporto. «I soldati della 47esima divisione corazzata dalla Guardia della Prima Armata Corazzata non ha ricevuto il pagamento addizionale attesi per partecipare alle operazioni in Ucraina e la dirigenza militare ha ignorato le richieste di pagamento». Lo stipendio sarebbe equivalente a 500 dollari al mese, che va raffrontato ai 400 che si potrebbero guadagnare in media nelle regioni depresse da cui viene la gran parte dei volontari. Ma in questa "operazione speciale" si potrebbe arrivare fino a 1200 dollari per i soldati semplici e a 1600 per caporali e sergenti. Se li danno, però.

 

 


VERITÀ O PROPAGANDA
Ovviamente, su molte di queste informazioni si potrebbe avere qualche perplessità per l'origine, e bollarle come propaganda. Ma un riscontro interessante arriva da una intervista che ha rilasciato Andriy Nebitov: il capo della polizia della regione di Kiev che sta indagando su una ventina di denunce di stupro che soldati russi avrebbero commesso su donne ucraine nelle zone che sono rimaste sotto occupazione a marzo, e da cui poi i russi si sono liberati. Ci si potrebbe aspettare infatti una tirata propagandistica, e invece il poliziotto ha puntato a ridimensionare. «Non c'è stata una deliberata politica russa delle violenze sessuali contro le donne ucraine», ha detto. Però i casi ci sono stati. Donne e famiglie sono spesso reticenti a parlare di una cosa così umiliante, ma ci sono comunque «diversi cadaveri, per lo più di giovani donne, rinvenute svestite, con evidenti ferite di armi da taglio e le mani legate dietro la schiena. I nostri esperti stanno effettuando le autopsie per capire se fossero state violate prima di essere uccise. La maggioranza, infatti, pare siano state assassinate dopo lo stupro, o i ripetuti stupri, magari da più soldati». Gli stupri sarebbero stati confermati anche da registrazioni di telefonate tra soldati russi, che l'intelligence ucraina ha intercettato. Ma da questo materiale risulterebbe che uno stupratore di nome Michail Romanov sarebbe stato fatto fucilare dai superiori, quando hanno saputo. E non è stato il solo caso del genere, anche se sembra che la fucilazione degli stupratori sia stata più una iniziativa di comandanti che una direttiva. Il tutto, però, conferma che il Cremlino rischia sempre di più di perdere il controllo dei suoi soldati. 

 

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