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Ucraina, la prima (terribile) conseguenza della guerra: un altro Stato sta "esplodendo", è rivolta totale

Maurizio Stefanini
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Cosa c'entrano tra di loro Putin e Greta? In teoria niente, a parte essere stati sia pure in modo molto diverso protagonisti delle recenti cronache. In pratica sono entrambi all'origine indiretta della rivolta che nello Sri Lanka ha costretto alle dimissioni il primo ministro Mahinda Rajapaksa, e continua a incendiare il Paese. Non in senso metaforico visto che sono stati dati alle fiamme la casa di famiglia dell'ex-premier; quelle di vari ministri; il monumento al padre di Mahinda e del fratello Gotabaya, che è presidente; l'auto del numero due della polizia srilankese ispettore generale Deshabandu Tennakoon, che non è bruciato anche lui e ha potuto essere ricoverato in ospedale solo perché i poliziotti hanno disperso gli scalmanati sparando in aria.

 


SOTTO ASSEDIO
L'obiettivo della rivolta non sembra essere quello di costringere i dirigenti del Paese a dimettersi e neanche di metterli in fuga, ma proprio di far loro la pelle! Per impedire loro di scappare un gruppo di attivisti antigovernativi ha infatti bloccato l'ingresso dell'aeroporto internazionale Bandaranaike, e un altro ha messo sotto assedio la base navale di Trincomalee. Almeno 8 sono stati finora i morti e almeno 220 i feriti. Causa della rabbia, la gravissima crisi con l'aumento dei prezzi di alimentari, combustibili e medicine, una inflazione record allo 17,5%, l'energia razionata con 13 ore al buio e i semafori spenti. Il governo si proclama di sinistra, ma era soprattutto espressione del clan Rajapaksa: assieme al presidente ex-ministro della Difesa e al premier ex-presidente c'erano un terzo fratello ministro delle Finanze, il figlio del premier ministro dello Sport, e altri sei esponenti, in vari gangli della vita pubblica. Per confermarsi al potere avevano tagliato drasticamente le tasse mentre facevano crescere a dismisura il debito, arrivato a 51 miliardi dollari. I soldi glieli avevano dati Cina e India, giocate l'una contro l'altra e tutte e due contro l'Occidente. Ma con la grande risorsa del turismo ammazzata dal Covid, lo Sri Lanka si è ritrovato con soli 2,31 miliardi in cassa, e 7 miliardi da rimborsare entro fine anno. E un problema ulteriore lo ha provocato magari non proprio Greta direttamente, ma le mode ecologiste di cui è simbolo. In loro omaggio, infatti, il governo ha messo al bando i fertilizzanti chimici, da cui il crollo dei raccolti, e un ulteriore indebitamento con la Cina, fornitrice dei concimi organici.

 


BLOCCO ALL'IMPORT
La guerra di Putin ha dato poi il colpo finale. Dall'Ucraina viene infatti il 10% delle esportazioni globali di grano, il 14% di quelle di mais, il 17% di quelle di orzo e il 51% di quelle di olio di semi di girasole, e come ha ricordato Zelensky in uno dei suoi ultimi interventi il blocco russo all'export ucraino attraverso il Mar Nero rischia di portare decina di Paesi alla fame. Ma a sua volta dalla Russia viene un altro 5% di export di grano e poi il 12,6% dei fertilizzanti, il 10% del petrolio e il 6% del gas. In molti Paesi le tensioni stanno infatti salendo. Altri governi di sinistra che sono andati al potere con grandi promesse e che sono stati presi in contropiede in particolare dall'aumento dei prezzi del carburante sono ad esempio quello di Pedro Castillo in Perù, dove ci sono state proteste massicce in stile Sri Lanka; e quello di Gabriel Boric in Cile, che deve affrontare uno sciopero di camionisti. In Pakistan pure è saltato il primo ministro. Proteste ci sono state in Iraq contro l'aumento dei prezzi del pane e dell'olio, fino al 50%; e in Sudan, pure per l'aumento del 50% dei prezzi del pane. A rischio imminente sono considerati Egitto, Tunisia, Etiopia, Ghana, El Salvador. E altri potrebbero seguire a ruota. 

 

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