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Salonius-Pasternak, il Rambo finlandese dichiara guerra a Putin: "Voi pensate alla pace, noi alle armi"

Daniel Mosseri
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Il passaggio è quasi ufficiale: la Finlandia marcia compatta verso l'adesione alla Nato. Ad annunciarlo in una nota congiunta sono stati il capo dello Stato, Sauli Niinisto, e la prima ministra Sanna Marin: «La Finlandia deve presentare domanda di adesione alla Nato con urgenza», hanno dichiarato i due massimi rappresentanti del Paese. Conservatore il primo, socialdemocratica la seconda, Niinisto e Marin hanno anche osservato che «l'adesione alla Nato rafforzerebbe la sicurezza della Finlandia» e che allo stesso tempo «la Finlandia rafforzerebbe l'intera alleanza di difesa». La reazione di Mosca non si è fatta attendere: Dmitry Peskov, portavoce della presidenza russa, ha parlato di minacce Nato alla Russia. «Metteremo in atto contromisure», ha poi concluso.

D'accordissimo sull'alto valore del contributo che il proprio Paese darebbe alla Nato è anche Charly Salonius-Pasternak, ricercatore capo dell'Istituto finnico per gli affari internazionali (Fiia). «Non ci sono dubbi e per almeno due ordini di ragioni», spiega al telefono da Helsinki. «Da un lato la posizione geografica di Svezia e Finlandia facilita l'opera dell'Alleanza laddove fosse necessario difendere gli attuali membri della Nato. Quanto all'aspetto militare la risposta per la Finlandia è assolutamente sì».

Ci spiega perché?
«Perché a differenza di tanti altri Stati europei, durante la Guerra Fredda la Finlandia ha continuato a modernizzare le proprie forze armate e a concentrarsi sulla difesa del territorio: e non ci siamo preparati per missioni in Africa o contro i talebani ma per un conflitto su larga scala proprio con la Russia».

 

 

I vostri numeri?
«Con 64 aerei da combattimento, abbiamo senza dubbio la più potente aeronautica delNord Europa conlamigliore capacità di attacco a lungo raggio e il migliore missile aria-terramadein Usa. Un’arma che gli americani hanno venduto a noi prima ancora che a qualsiasi alleato della Nato; in termini aria-aria abbiamo un eccellente parco artiglieria e una piccola ma modernissima marina nel Mar Baltico. L'esercito, per concludere, ha 280 mila effettivi e 900 mila riservisti, e un terzo della popolazione è stata addestrata militarmente. Ecco perché mi sento di dire che a differenza di quanto accaduto con altre adesioni recenti, l'ingresso del nostro Paese rappresenterà un vero e proprio contributo a favore dell'Alleanza atlantica e al suo miglioramento».

E la Svezia, che sulla propria adesione si esprimerà lunedì?
«Non sono forti come noi ma hanno sia jet fighter sia sottomarini eccellenti. Però alla fine della Guerra Fredda la Svezia si è disarmata, immaginando che non ci sarebbe mai stata una guerra. Così hanno lavorato per avere poche migliaia di effettivi per le operazioni di pace all'estero trascurando invece la difesa nazionale. Hanno volumi scarsi ma gli operativi e l'intelligence sono di prima qualità».

Arriverete in ordine sparso?
«No, perché dal 2014 la cooperazione e l'integrazione militari fra Svezia e Finlandia sono avanzatissime, con piani operativi condivisi sulla difesa reciproca. Anche il recente accordo dei due Paesi con il Regno Unito è servito a inviare un segnale a Mosca: ci difendiamo fra di noi e da oggi abbiamo anche la copertura nucleare di Londra».

 



 

Saprete integrarvi con la Nato?
«Tanto per cominciare da almeno 20 anni non acquistiamo materiale che non sia completamente compatibile con i sistemi dell'Alleanza atlantica. Inoltre, conduciamo regolarmente esercitazioni congiunte con gli Stati Nato e abbiamo partecipato alle operazioni Nato nei Balcani (Kfor, Sfor, Ifor) e in Afghanistan (Isaf)».

A chi piace la vostra possibile adesione all'alleanza?
«Certamente ai Paesi baltici. Loro sostengono che questa è una decisione sovrana di Helsinki e che la rispetteranno ma è evidente che la appoggiano. La ragione fondamentale è che con noi e la Svezia nella Nato, il Baltico e il Nord Europa potranno essere difesi più efficacemente».

Entrate nella Nato per provocare la Russia, come sostiene Mosca?
«Helsinki ha sempre seguito un approccio a doppio binario: ci prepariamo all'eventualità di un attacco russo ma coltiviamo anche buoni rapporti con il nostro vicino. E non cambieremo. Così come sappiamo tutti che la Nato non attaccherà mai la Russia. Quello che infastidisce Mosca è che l'ingresso di nuovi Paesi nella Nato impedisce al Cremlino di immischiarsi negli affari di quel Paese odi minacciarli».

Quanto è accettata dai finlandesi l'idea di diventare membri dell'alleanza?
«Per 20 anni, fra il 1993 e la fine del 2021 fra il 60-70% dei finlandesi era contrario all'ingresso nella Nato. Nel giro di pochi mesi la situazione si è ribaltata: l'ultimo sondaggio dava i sì al 76%».

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