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Battaglione Azov, "cosa gli ho visto fare a Mariupol". Il comandante ceceno denuncia Prokopenko

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I soldati del Battaglione Azov guidati dal comandante Denis Prokopenno usavano i civili ucraini di Mariupol come scudi umani. L'accusa arriva da Zamid Alievich Chalaev, comandante delle truppe cecene che combattono a fianco dei russi nel Donbass e in Ucraina. "La Repubblica di Cecenia fa parte della Federazione russa e quando la Russia è in pericolo il popolo ceceno ha il dovere di correre in soccorso. Per questo sono qui", spiega in una intervista al Giornale

 

 



Considerato un eroe nazionale in Russia, premiato per aver cancellato l'ultima cellula dell'Isis in Cecenia, oggi Chalaev combatte a Severodonetsk, ultima roccaforte ucraina nel Luhansk. Del passato, in cui i ceceni combattevano contro i russi, preferisce non parlare: "Le guerre del '94 e del 2000 le fomentarono gli americani pronti, anche allora, ad allearsi con chiunque pur di indebolire la Russia. Sono stati gli americani a mettere i nostri popoli l'uno contro l'altro sfruttando il fanatismo di qualche piccolo gruppo wahabita. La maggioranza dei ceceni non ha mai appoggiato quelle mosse. Per fortuna il nostro leader Ramzan Kadirov, e prima ancora suo padre Achmat, hanno messo fine a quell'inganno contribuendo alla riconciliazione tra i nostri popoli".

 

 

 

Ora il nemico sono i "nazisti ucraini": "Ho partecipato personalmente ai combattimenti di Mariupol e ho visto come andavano le cose. Il reggimento Azov usava i civili come scudi umani, impediva loro di fuggire e sparava su chi tentava di farlo. Mentre ero lì ho ascoltato una comunicazione tra un unità di quel reggimento. Volevano sapere cosa fare di un furgone diretto fuori città e il comando ha ordinato di distruggerlo nonostante fosse pieno di civili. Noi non abbiamo mai fatto cose del genere, abbiamo sempre contribuito all'evacuazione dei civili".

 

 

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