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I dem tollerano la violenza? Si, ma vogliono mandare Donald Trump in galera

Mario Dergani
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 Il giorno dopo che una commissione d'inchiesta parlamentare ha puntato il dito sul ruolo dell'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel tentativo di insurrezione del 6 gennaio 2021, il suo successore, Joe Biden, rincara la dose: «È importante che gli americani capiscano cosa è realmente accaduto e capiscano che le forze che hanno portato all'assalto al Campidoglio sono ancora all'opera oggi», ha affermato, aggiungendo che «si tratta della nostra democrazia. Dobbiamo proteggere la nostra democrazia». «Devo ammettere che non pensavo che sarebbe stata una sfida così diretta», ha ammesso Biden, affermando che «la battaglia per l'anima dell'America è tutt' altro che vinta». «Possiamo unirci, democratici e repubblicani, per impedire a chiunque di puntare un coltello alla gola della nostra democrazia», ha detto Biden.

 

 

 

La replica di Trump, sul suo social network Truth, non si è fatta attendere: l'assalto al Congresso «non è stato causato da me ma dalle elezioni rubate», ha affermato in uno degli otto messaggi pubblicati a proposito della prima udienza pubblica della commissione d'indagine. E comunque, «non ho mai detto e neanche mai pensato "Impiccate Mike Pence". Questa è una storia inventata da qualcuno che voleva diventare una star, o è Fake News», smentendo quindi la versione della deputata Liz Cheney.

 

 

 

La vicenda potrebbe sfociare in un procedimento giudiziario contro Trump, il quale rischierebbe così una condanna al carcere. In realtà, ad alimentare il clima di violenza sono i militanti di estrema sinistra, fedeli elettori dei Democratici e dello stesso Biden. Prova ne sia l'arresto, avvenuto domenica, del californiano Nicholas John Roske, 26 anni, sorpreso con una pistola e un coltello nei pressi dell'abitazione del giudice supremo Brett M. Kavanaugh, nel Maryland. Roske minacciava l'omicidio di un giudice dell'assise suprema e quindi il suicidio. A spingerlo verso il gesto estremo, ha dichiaratolo stesso Roske, l'idea che la Corte Suprema intenda limitare severamente, con una sentenza storica, l'aborto negli Stati Uniti. 

 

 

 

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