Cerca
Logo
Cerca
+

Nordstream 2, il gasdotto tedesco gestito da Stasi e Cremlino: ombre sulla Merkel

Daniel Mosseri
  • a
  • a
  • a

«Non credevo nel cambiamento attraverso il commercio ma nella connessione, sempre attraverso il commercio, con la seconda più grande potenza nucleare del mondo». Dopo sei mesi di rigoroso silenzio, l'ex cancelliera tedesca Angela Merkel si è concessa alla stampa per la terza volta nel giro di pochi giorni. Intervistata da Redaktionsnetzwerk Deutschland (Rnd), Merkel ha difeso la decisione dei suoi governi di raddoppiare il gasdotto russo tedesco Nord Stream dando vita al Nord Stream 2, un'infrastruttura da 1.200 km per collegare Vyborg in Russia a Greifswald nel Meclemburgo attraverso i bassi fondali del Mar Baltico e pompare altri 55 miliardi di metri cubi di oro blu russo nei motori della locomotiva tedesca. 

 

Ritenuta un'opera non necessaria dall'Ue, apertamente osteggiata dalle Repubbliche Baltiche, dalla Polonia e dagli Usa - per non parlare dell'Ucraina - la costruzione della pipeline è stata completata a fine 2021, giusto in tempo per il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz di chiuderla sul nascere alla vigilia dell'invasione russa dell'Ucraina. Merkel era ben consapevole che con il Nord Stream 2 la Germania stava giocando con il fuoco: «La tesi di allora era che quando la pipeline sarebbe entrata in funzione, Vladimir Putin non avrebbe più fornito gas attraverso l'Ucraina o l'avrebbe addirittura attaccata». Da cui la richiesta dell'Europa a Mosca affinché continuasse a pompare gas anche nei vecchi gasdotti che passano attraverso il territorio ucraino. 

RELAZIONI PERICOLOSE
Prima e dopo l'inaugurazione del Nord Stream 1 (avvenuta nel 2011), la Germania era già molto ben alimentata dal gas russo: perché quando era al governo lei non ha pensato a diversificare le fonti di approvvigionamento? Merkel risponde candida: «Perché il gas russo era più economico del gas liquefatto dell'Arabia Saudita, del Qatar, degli Emirati o degli Stati Uniti». Come se legare la quarta economia globale mani e piedi ai diktat di Putin, un autocrate che Merkel conosce benissimo, fosse la cosa più normale del mondo.

Purtroppo per l'ex cancelliera venuta dall'est, diventata simbolo e campionessa di libertà dalle due parti dell'Atlantico, la Bild ha messo in luce nuovi legami fra la società Nord Stream e la Stasi, la famigerata polizia segreta della Ddr. Quale primo amministratore delegato della società nel 2006 era stato scelto Matthias Warnig, un tedesco dell'est che aveva fatto carriera nella Stasi (dal 1974 al 1989), per diventare poi un uomo di Gazprom.

 

Warnig è anche intimo di Vladimir Putin sin da quando, si narra, l'oggi presidente russo lavorava a Dresda come agente del Kgb. La scelta di Warnig appare dettata dai rapporti societari: Gazprom detiene il 51% di Nord Stream 1. Nel 2015 Warnig diventa ad di Nord Stream 2, che ha sede in Svizzera. Nel frattempo, però, la Russia strappa la Crimea all'Ucraina e il progetto per il raddoppio della pipeline finisce nell'occhio del ciclone. Con il peggioramento dei rapporti sull'asse Mosca-Kiev arrivano nuove sanzioni che preoccupano moltissimo la presidente del Meclemburgo, la socialdemocratica Manuela Schwesig. Consigliata dallo stesso ex cancelliere Gerhard Schröder, diventato il primo lobbista tedesco di Putin, la Schwesig dà vita a una Fondazione per il Clima in Meclemburgo. L'istituto ha molto poco a vedere col clima ma serve a sostenere il progetto del Nord Stream 2 bypassando le sanzioni che non colpiscono né le amministrazioni pubbliche né le loro fondazioni. La Schwesig conduce l'operazione con spudoratezza: la sua fondazione riceve 20 milioni da Nord Stream 2 per portare avanti il progetto russo-tedesco. Il governo del Meclemburgo crea in sostanza uno strumento che mette nelle mani di una società sussidiaria di Gazprom.

SPIE DELLA DDR
E per assicurarsi che i piani proseguano come sperato, per la gestione della comunicazione viene scelto il 57enne Steffen Ebert, anche lui uomo di scuderia Stasi. A differenza di Warnig, Ebert non ha fatto carriera nella polizia segreta. Più semplicemente, rivela la Bild, l'uomo cresciuto nella Ddr ha lavorato per tre anni come informatore della Stasi, su base volontaria. Dotato del nome in codice "toro", Ebert non ha negato i legami con la polizia segreta, ma all'epoca era normale, si è difeso, dipingendosi semmai come una vittima della propaganda socialista. Fare l'informatore della Stasi, insomma, era un peccato veniale. 

Innocente ma ben preparato Ebert aveva chiesto alla cancelleria di Stato di Schwerin, la capitale del Meclemburgo, l'accesso riservato alle discussioni non pubbliche con i giornalisti («solo per ascoltare») chiedendo anche «formulazioni coordinate» per mettere in buona luce la fondazione pro-gasdotto. Lo scorso aprile la governatrice Schwesig ha fatto mea culpa ammettendo «errori personali» e prendendo le distanze dalla Russia di Putin. Male nuove rivelazioni hanno scatenato l'opposizione: «Sei fatti descritti recentemente dai media sono veri, la signora Schwesig non può rimanere in carica; è assolutamente fuori discussione». La richiesta è del responsabile esteri della Cdu, Norbert Röttgen, oggi fra i politici più severi con i tedeschi filo-Gazprom. Ma Röttgen non cade da un pero: fra il 2009 e il 2012 ha servito quale ministro dell'Ambiente nel secondo governo Merkel. Dal 2014 fino a fine 2021, Röttgen ha presieduto la commissione Esteri del Bundestag.

Dai blog