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Polonia, "il rischio di un golpe": l'indiscrezione della diplomatica Usa

Wlodzimierz Redzioch
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Georgette Mosbacher, ambasciatricee degli Stati Uniti in Polonia nel 2018-2021, è stata spesso critica verso la Polonia, ma oggi non ha dubbi: l'atteggiamento critico del mondo e particolarmente dell'Unione Europea verso Varsavia è il risultato di una gigantesca campagna di disinformazione. In un'intervista al settimanale polacco Sieri (Le Reti) spiega: «L'Unione europea è stata sfortunatamente vittima della disinformazione, di un'ondata di fake news e di propaganda russa». Ma la cosa che la turba di più è il fatto che l'UE continui ad attaccare la Polonia. Dice: «Non c'è alcun segno che qualcosa sia cambiato. 

Questa discussione nell'Ue sulla Polonia e lo stato di diritto è semplicemente ingiusta. Continuiamo a sentire che la Polonia ha un problema con lo stato di diritto, la riforma giudiziaria e persino quando si tratta di democrazia sta tornando indietro. È assurdo, ed è un peccato che l'Unione di solito dia ascolto in queste bugie. Tutte le elezioni tenutesi in Polonia sono state eque e libere. Nessuno ha contestato il loro risultato. La democrazia funziona come dovrebbe, in modo impeccabile. Temo che questo desiderio costante di attaccare la Polonia derivi da un'incomprensione di questo Paese».

 

I PIANI DI BRUXELLES
La giornalista chiede alla diplomatica statunitense se questi attacchi, fondati sulle menzogne, costruite anche dalle forze di opposizione polacche influenti e ascoltate a Bruxelles e a Berlino, siano rivolti a cambiare il governo a Varsavia. La diplomatica ribadisce che le accuse contro la Polonia sono ingiuste: «Non c'è autoritarismo in Polonia. C'è un presidente, un governo e un parlamento eletti democraticamente. La Polonia è un Paese indipendente con le sue leggi, i suoi valori e nessuno dall'esterno dovrebbe dare ai polacchi indicazioni di voto. Inoltre, nessuno ha il diritto di imporre un'identità culturale alla Polonia». Ma ammette che tante forze nell'Ue preferirebbero a Varsavia «un governo liberale».

La Mosbacher coglie l'occaisone per soffermarsi sulle parole del presidente polacco Lech Kaczynski, pronunciate il 12 agosto 2008 a Tbilisi quando i russi invasero la Georgia: «Sappiamo anche molto bene che oggi tocca alla Georgia, domani all'Ucraina, dopodomani agli Stati baltici, e poi forse ci sarà anche il momento del mio Paese, della Polonia». Una profezia rimasta inascoltata o derisa, ma «oggi nessuno - sottolinea la diplomatica- può dubitare che la sua visione fosse giusta. Guardate cosa stiamo affrontando oggi. C'è una guerra! Tutta l'Europa è ora minacciata dalla Russia, dalle sue ambizioni. Kaczynski ha provato a dire a tutti: "Attenzione, l'Europa, la Russia è il male. Devi prenderti cura della tua sicurezza"».

La Mosbacher non ha dubbi su chi biasimare per l'attuale situazione in Europa: Germania e Francia che da tanto tempo si ergono a leader dell'Ue. «Dove questi due Paesi hanno condotto l'Europa di oggi?»- si chiede e risponde: «La responsabilità per tutto quello che sta succedendo in Ucraina è loro. E lì abbiamo la guerra, la morte, la distruzione. Putin per decenni non ha nascosto cosa avrebbe fatto, eppure l'Occidente stava solo a guardare». E si chiede retoricamente: «La Germania e la Francia ammettono la responsabilità della situazione attuale?». 

IL NOBEL PER LA PACE
Ovviamente la conversazione non poteva non riguardare la Polonia che confina con l'Ucraina in guerra. «La Polonia - dice la Mosbacher- è stata la prima a venire in Ucraina per aiutare l'Ucraina e oggi è il leader indiscusso quando si tratta di fornire aiuti. È sempre al fianco dell'Ucraina ed è fonte di ispirazione per tutti gli alleati». Ma sottolinea anche un fatto che tanti vorrebbero nascondere: «Quello che è successo in Polonia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina non ha precedenti né nel mondo né nella storia. 

 

Per favore indicatemi un altro Paese che mai nella storia si è comportato come la Polonia e i polacchi. Ha aperto i suoi confini ed accolto tanti rifugiati: tre milioni di persone in soli tre mesi! Qualcosa di straordinario!». «Mostratemi un altro Paese - chiede La Mosbacher- che nella sua storia accoglierebbe così tante persone in fuga dalla guerra senza costruire campi profughi». Per questo motivo l'ex ambasciatrice USA lancia una proposta: il Premio Nobel per la pace per l'intera nazione polacca. L'appello è rimasto senza alcuna eco; particolarmente significativo il silenzio imbarazzato dell'Ue.

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