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Stern, italiani insultati dai tedeschi: "Che fine ci farete fare"

Daniel Mosseri
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I rapporti istituzionali eccellenti, le relazioni commerciali di primissima importanza e il grande amore dei tedeschi per l'Italia accompagnato da una malcelata ammirazione del nostro Paese per la Repubblica federale tedesca. Sono questi i tre pilastri del rapporto fra Roma e Berlino. Poi ci sono le copertine dei settimanali. Come quelle dello Spiegel: con il piatto di spaghetti e la P38 nel 1977 (titolo "Italia, terra di vacanze); con Berlusconi assiso su un trono dorato (2003, "Il Padrino, ora anche in tutta Europa"); e ancora il Cavaliere vestito da gondoliere che rema la barca -Italia con due sirenette in topless (2011 "Ciao bella! Sul tramonto del Paese più bello del mondo"). È vero che l'uomo di Arcore non è mai stato particolarmente popolare in Germania: contro di lui hanno giocato sia il suo stile rutilante - l'esatto contrario della sobrietà in sandali di Angela Merkel - sia la sua irraggiungibile gaffe all'Europarlamento quando dette del kapò al socialdemocratico Martin Schulz. Ma la prime pagine antitaliane del settimanale di Amburgo prescindono anche da Berlusconi. Nel 2018 lo Spiegel disegna una forchetta che crea una forca con gli spaghetti ("L'Italia si distrugge e lacera l'Europa con essa"). In una fase non proprio eccellente per il governo del cancelliere Olaf Scholz, sorprende l'ennesima copertina contro il Belpaese. Un po' perché è quasi identica a quelle del passato: il gondoliere questa volta è Mario Draghi mentre titolo è sottotitolo sono riciclati: "Mamma mia! Come l'Italia si sta autoaffondando e come rischia di portarsi dietro l'euro"; e un po' perché a pubblicarla è Stern, un altro settimanale amburghese in crisi di originalità.

 

 

 

DRAGHI, EX ODIATO

Il reportage di Stern si snoda su tre articoli: nel primo si spiega come, uscito di scena l'eurobanchiere (che peraltro fino a ieri i tedeschi detestavano per la politica dei bassi interessi) «populisti di destra e post-fascisti sono a un passo dalla conquista del potere, con conseguenze imprevedibili per tutto il continente». La prova? «Dopo le dimissioni di Draghi, il gas è tornato a scorrere con pressioni verso l'Italia. Mamma mia!». E per essere chiari: «l'Italia, la terza economia dell'Ue, indebitata per oltre 2700 miliardi, è un Paese in condizioni davvero precarie, probabilmente presto governato da un post-fascista associato ai populisti di destra di Putin».

 

 

 

DI NUOVO KAPUTT

Il secondo articolo punta dritto alle paure dei tedeschi: «Ora la situazione si fa sgradevole. L'Europa non può permettersi una nuova crisi dell'euro», sostiene lo storico britannico Adam Tooze. «Se necessario, la Germania dovrà rispondere anche dei debiti dell'Italia». Chiude la rassegna l'ex direttore di Repubblica Ezio Mauro anche lui molto preoccupato della caduta di Draghi, «l'ultimo asso nella manica di un sistema politico esausto», e di come Putin finirà per approfittarne. I guasti del sistema politico italiano sono arcinoti, eppure stupisce come nessuno noti che l'Italia sta uscendo dalla doppia crisi pandemia-guerra con numeri migliori di tedeschi. Certo, la Repubblica federale ci batte per debito (al 69,3% del Pil nel 2021 contro il nostro 150,8%) e disoccupazione (3,54% contro il 9,8% da noi) ma già nella bufera dell'eurocrisi si era visto come il debito italiano, largamente in mano nazionali, non rappresenti un rischio diretto per i tedeschi. Secondo il Fmi, il Pil dell'Italia crescerà del 3% nel 2022 mentre quello tedesco si fermerà all'1,2% (e nel secondo trimestre dell'anno la crescita in Germania è a zero). L'Italia di Draghi ha fatto molto meglio della Germania di Merkel e Scholz anche l'anno prima (+6,6% contro 3,6%) e nel 2023 il Pil tedesco crescerebbe meno della media dei paesi dell'eurozona. E sebbene sia più stabile della nostra, la politica in Germania non è messa bene. Inaugurato lo scorso dicembre, il governo di Scholz appare indeciso a tutto. I tre partiti che lo compongono non hanno una posizione comune su alcuna scelta importante: non sul nucleare, che i Liberali vorrebbero fare ripartire mentre la Spd del cancelliere e i Verdi dicono nein; non sul sostegno militare all'Ucraina, che Liberali e Verdi vorrebbero più incisivo mentre la Spd nicchia; non sul rapporto con la Russia (e domani con la Cina) con ancora la Spd che punta a riallacciare con Mosca mentre gli altri due guardano a ovest. Ieri la Germania ha dovuto chiedere aiuto ai partner europei, Italia inclusa, di risparmiare sul gas per aiutare i tedeschi che rischiano di restare al freddo proprio perché si sono legati troppo alle forniture di Gazprom. Una posizione di debolezza e di dipendenza oggettiva da Mosca - i tedeschi non hanno inaugurato il secondo gasdotto diretto con la Russia (il Nord Stream 2) solo per un veto della Casa Bianca - che dovrebbe consigliare di fare ordine in casa propria prima di criticare quella degli altri.

 

 

 

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