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Vladimir Putin, russi che combattono contro lo zar: cosa cambia

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Mirko Molteni
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Nella guerra in Ucraina la partecipazione di militari russi si manifesta in modi atipici. Da un lato abbiamo dissidenti anti-putiniani, si stima fra qualche centinaio e un migliaio, che hanno formato un reparto che combatte al fianco degli ucraini. È la Legione per la Libertà della Russia, che comprende sia prigionieri di guerra e disertori passati a Kiev, sia cittadini russi, magari con parenti ucraini, accorsi sotto le bandiere giallo-blu. Dall'altro lato, l'esercito russo starebbe schierando aliquote crescenti di volontari reclutati dai governi regionali della federazione da impiegare in alternativa al personale di leva.

 

 


La Legione per la Libertà della Russia, che ha una bandiera bianco-blu, è stata formata dallo scorso marzo inizialmente con 100 russi disertori e si sarebbe accresciuta, sebbene sulla sua reale consistenza Kiev mantenga il segreto. Per l'esattezza, il 10 marzo venne aperto un canale Telegram a nome della legione, poi il 30 marzo l'agenzia di stampa ucraina Unian specificò che «l'unità è stata creata a partire da una compagnia dell'esercito russo che si è consegnata a noi». La presentazione ufficiale avvenne con una conferenza stampa del 5 aprile, tenendo segreti i nomi «per motivi di sicurezza». Da allora fioriscono ipotesi sulla sua consistenza, che resta top secret. In giugno il consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovych aveva dichiarato che era composta da «poche centinaia di membri». In luglio, fonti della stessa legione asserivano che la sua forza era pari a «due battaglioni pienamente equipaggiati», cioè circa 1000 uomini.
 

300 RICHIESTE AL GIORNO I canali social della Legione vanterebbero 94.000 contatti e uno dei militi, noto col nome di battaglia Arni, ha dichiarato in questi giorni al Moscow Times, mostrandosi col volto mascherato, che «riceviamo ogni giorno 300 richieste di adesione, ma non significa che vengano tutte accettate». Arni ha spiegato la sua scelta: «Ho pensato sarebbe stato meglio morire con la coscienza pulita, anziché morire come assassino e occupante. Così ho cambiato fronte». Sarebbe invece arrivato in Ucraina direttamente dalla Russia un altro "legionario" anti-Putin, nome di battaglia Professor, che ha raccontato: «Vengo dalla Russia Centrale e ho iniziato a sostenere l'opposizione a Putin dopo l'arresto nel 2019 dell'attivista Yegor Zhukov.
Quando l'Ucraina è stata assalita nel febbraio 2022 mi sono vergognato e non ho potuto starmene in disparte». A tutt' oggi, l'unico membro della Legione per la Libertà della Russia di cui sia nota l'identità è Igor Volobuyev, ex-funzionario della potente Gazprombank, nativo dell'Ucraina, unitosi al reparto dallo scorso 11 giugno perché, dice, «voglio una Russia libera e democratica». Quanto alla efficacia militare del reparto, l'esperto ucraino Illia Ponomarenko, del Kyiv Independent, è cauto: «Potrebbero esserci vari combattenti russi, ma su come sia organizzata la legione è una domanda aperta».

 

 


Intanto, dalla Russia - che ha molti problemi a dispiegare sul terreno forze adeguate al doppio compito di combattere e tenere i territori conquistati- si apprende, dal giornale Kommersant, che sta procedendo il piano del Cremlino di reclutare soldati volontari a contratto che affianchino e rimpiazzino il più possibile quelli di leva nel conflitto in Ucraina, essendo più spendibili politicamente.
 

FINO A 5MILA DOLLARI Si tratta di un piano di reclutamento regionale portato avanti dai governatori locali della Federazione Russa e Mosca ha come obbiettivo finale raggruppare almeno un battaglione di 400 soldati, in media, per ognuna delle 85 regioni dell'enorme paese, per un totale stimato in 34.000 uomini. «Finora- scrive Kommersant - sono stati reclutati 40 reparti di volontari, di consistenza variabile fra 90 e 500 residenti, in 19 regioni russe, che vanno da San Pietroburgo a Primorsky, nel lontano oriente». Serviranno al fronte per stipendi mensili compresi fra 130.000 e 300.000 rubli, cioè fra 2100 e 5000 dollari. Molti di essi proverrebbero dalle regioni più povere del paese, specie dalle lande della Siberia, e costituirebbero per il Cremlino una valida alternativa alla proclamazione di una «mobilitazione generale» che Putin intenderebbe eventualmente riservare solo a potenziali rischi di scontri diretti con la Nato.

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