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Papa Francesco, le parole (clamorose) su Orban passate in silenzio

Giovanni Sallusti
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Non sappiamo se a causa della scomparsa dell'"amico" Scalfari, ma la tentazione dell'illazione è forte: Papa Francesco deve aver smesso di leggere Repubblica. Stando al fatto, il Pontefice ha assestato un sonoro schiaffone a tutto il caravanserraglio variamente progressista, politicamente corretto, di fatto filopiddino, che cerca incessantemente di trasformare il suo pensiero in una succursale del Nazareno, inteso però come sede di partito. Non è la prima volta, che Bergoglio smentisce la sua caricatura politicista, ma stavolta, così a ridosso delle elezioni e su un tema così sensibile, è più di una notizia, è una sconfessione pubblica. Succede infatti che il Santo Padre, insieme al segretario di Stato cardinale Parolin, riceva in udienza Katalin Novak, presidente della Repubblica d'Ungheria. E già la cosa in sè colpisce: il capo dello Stato del Paese spacciato dal mainstream come il babau della democrazia europea viene tranquillamente ospitato nelle stanze vaticane ai massimi livelli.
 

 

 

 

CORDIALI COLLOQUI Ma è la comunicazione dell'evento, a costituire un colpo da KO per le anime belle angustiate dall'allarme fascismo, dall'allarme sovranismo e Dio (non) sa da cos' altro. Nota della Santa Sede: «Durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato, è stata espressa soddisfazione per le buone relazioni bilaterali. Ci si è quindi soffermati su alcune questioni di comune interesse, quali la famiglia, la promozione della cultura della vita, i giovani e la situazione dei Cristiani in Medio Oriente». C'è un'agenda in comune con l'Orco Viktor Orban, per dirla senza raffinatezze vaticane, quantomeno il riconoscimento di alcune priorità (tra cui "famiglia" e "cultura della vita"), che non sono quindi l'anticamera della barbarie, come strepita e twitta quotidianamente il cretinismo di sinistra, ma paletti valoriali che stanno in una visione cristiana del mondo. E qui non c'è nostra illazione, ma la conferma della stessa Novák: «Durante la mia udienza il Santo Padre si è particolarmente interessato alla politica della famiglia ungherese. Ha accolto con favore il fatto che il numero dei matrimoni sia raddoppiato e che gli aborti si siano dimezzati in Ungheria. Il Santo Padre ci ha ringraziato per aver difeso le famiglie tradizionali e i cristiani perseguitati». Ci aspettiamo da un momento all'altro un'agenzia di Enrico Letta contro il Papa sovranista e retrogrado, visto che il segretario dem nei giorni scorsi aveva tuonato: «Salvini ha detto che il suo modello di famiglia è quella ungherese di Orban. Io non avrei mai immaginato che si sarebbe arrivato a tanto». E invece sì, Enrico, si può arrivare a tanto, che poi non è tanto, seppur forse troppo per il dogmatismo arcobaleno in voga dalle tue parti, è semplicemente qualcosa: la centralità della famiglia come cardine della società e il valore della vita dal concepimento alla morte naturale. Lo si può contestare, non lo si può delegittimare come spettro di un nuovo fascismo che sta solo nelle vostre teste e nei vostri giornali. Piuttosto, è qualcosa in cui si riconosce tutt' oggi una buona fetta della popolazione europea, ed italiana, visto che l'Europa è stata ed è anzitutto cristianità culturale, prima ancora che cristianesimo confessionale.

 

 

 

ECCO IL MODELLO Dovreste saperlo voi cosiddetti "europeisti" per primi, invece preferite inventarvi Orchi immaginari e allarmi inesistenti. Anche perché ad andarla a vedere, la politica dell'Orco, tra i suoi punti trovi: esenzione a vita dalla tassa sui redditi per le mamme con 4 figli, aiuti dello Stato per comprare casa alle famiglie con due figli o più, creazione di 21mila nuovi posti negli asili pubblici, congedo parentale per i nonni. Capite che a rischio non c'è la democrazia, ma solo la soglia del ridicolo, ampiamente superata dalla campagna lettiana contro il famigerato "modello ungherese". «La solita destra che vuole portare indietro le lancette della storia», ha vaneggiato Debora Serracchiani quando Salvini si è permesso di proporlo per l'Italia. Come no, la solita Internazionale nera con sede in San Pietro e a capo Jorge Mario Bergoglio. Una risata li seppellirà.

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