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Vittorio Feltri, addio alla Regina Elisabetta: "Perché le femministe devono imparare da lei"

 Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
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L'unica certezza di questa nostra vita è la morte, arriva per tutti presto o tardi. Una sola persona a questo mondo mi sembrava immortale: la regina Elisabetta d'Inghilterra. Mi sbagliavo. Anche a lei sono ballati i cerchioni accingendosi a far visita a Caronte. Io a differenza di Tajani non sono mai stato monarchico e non lo diventerò mai. Ma questa nobildonna mi è sempre piaciuta per tanti motivi che cercherò di spiegare.

Quando fu incoronata ero un bambino, assistetti alla cerimonia in casa mia attraverso la televisione in bianco e nero. Tale cerimonia durò a lungo ma non mi stancai un solo istante di seguirla, non dico con passione ma di certo con grande curiosità. Mai avrei pensato che un giorno mi sarebbe toccato seguirne il funerale. Elisabetta era poco più che una ragazza, già molto elegante come solo lei è stata, anche da vecchissima. I suoi vestiti scelti sempre con gusto erano mirabili. La sua abilità nell'accostare i colori di ciò che indossava aveva qualcosa di artistico. Anche recentemente, ormai più di là che di qua, le sue comparsate in pubblico erano spettacolari. Non me ne sono persa una in oltre mezzo secolo. Questa la parte scenica che pure ha il suo peso nella valutazione di una persona. Poi c'è quella istituzionale, altrettanto ammirevole.

 

 

Ella ha gestito il Palazzo con autorevolezza e garbo, nessuno può attribuirle una gaffe, una stonatura. Ha insegnato al mondo come ci si comporta con lo scettro in mano e come si gestisce il potere: la gentilezza era la matrice di ogni suo gesto pubblico e privato. Le femministe di ogni nazionalità avrebbero dovuto imparare da questa donna a stare al mondo con grazia.

Purtroppo pure le regine tengono famiglia, nella quale può succedere di tutto, anche episodi sgradevoli. La sua ha fatto parlare molto e raramente bene, un po' come accade nelle nostre più modeste case. Non è vero che i figli (per non dire dei mariti) siano pezzi di cuore, sono pezzi e basta e il più delle volte creano grattacapi, per usare un termine gentile. Carlo, erede al trono, dalla grande mamma ha preso solo il buon gusto dell'abbigliamento, i suoi abiti sono stupendi. Ce lo ritroveremo presto re e sono sicuro che egli farà rimpiangere la genitrice anche nella gestione del regno. Elisabetta, al di là della grazia dei suoi atteggiamenti, aveva il pugno di ferro, dimostrando che non è necessario essere maschi per guidare impeccabilmente un Paese importante e ricco di tradizioni.

 

 

La signora britannica ha insegnato a tutte le nostre mogli e sorelle come ci si comporta per essere sempre all'altezza di ogni situazione, anche la più scabrosa. Non entro volutamente nelle vicende della famiglia reale, che non è diversa dalle nostre dove ne succedono di ogni tinta. La regina era lei e come tale si è atteggiata per decenni, senza suscitare il minimo scandalo. È stata di esempio per generazioni e generazioni di inglesi, che difatti la amano o addirittura la venerano perché ha simboleggiato lo stile britannico nel migliore dei modi. Anche recentemente, in occasione del cambio di guardia al vertice del governo di Londra, Elisabetta ha mantenuto uno stile superiore.

Magari i nostri politici sculacciatopi imitassero la monarca in procinto di essere sepolta, noi "sudditi" saremmo più sereni, l'Italia sarebbe serena, meno caciarona e non dovrebbe vergognarsi della campagna elettorale. Purtroppo invece, di regina d'Inghilterra, ce ne era una sola, ha trascorso i suoi ultimi giorni in Scozia, nella sua dimora personale, e adesso sarà pianta dai suoi cittadini, ai quali auguriamo che il successore al trono sia degno, ma dubitiamo, di colei che lo ha preceduto. Non possiamo dire viva la regina, ma sappiamo che rimarrà nel nostro cuore.

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