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Pd, l'esultanza per la vittoria dell'anti-italiano: l'ultima vergogna

Carlo Nicolato
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La vittoria di Luiz Inácio da Silva detto Lula alle presidenziali brasiliane è una buona notizia per l'establishment progressista che brinda alla presunta salvezza dell'Amazzonia, del Pianeta e dei diritti umani. «Il popolo brasiliano ha scelto la democrazia, lo stato di diritto, il progresso, la giustizia sociale, la lotta al cambiamento climatico e i valori nei quali si identificano le forze progressiste di tutto il pianeta», e chi più ne ha ne metta, così ha detto lapidario il segretario del Pd Enrico Letta, capofila di una lunga serie di illuminati che per l'ennesima volta non hanno saputo frenare il loro ardore sessuale per la persona sbagliata. C'è solo l'imbarazzo della scelta, dalla Serracchiani, «la vittoria di Lula evita al Brasile il rischio di un secondo mandato alla destra di Bolsonaro, con derive autoritarie» ai nuovi leader come Soumahoro secondo cui addirittura "lustrascarpe" Lula è sempre stato «un'ispirazione per molte e molti di noi che provengono, come lui, dai bassifondi dell'umanità». Passando ovviamente per l'infallibile Gassman per il quale «la vittoria di Lula in Brasile riapre speranze per la difesa dell'ecosistema e delle popolazioni dell'Amazzonia», finendo dritti, e senza possibilità di passare dal via, alla Boldrini che come al solito non viene sfiorata dal benché minimo dubbio: «Vince la giustizia sociale. Vince la solidarietà. Vince la salvaguardia dell'ambiente e dell'Amazzonia. Vince la democrazia».

 

 

 


VINCE LO ZAR
Vince anche Vladimir Putin che di fatti non può che essersi rallegrato per il ritorno al potere del vecchio e affidabile amico dei Brics, certamente più amico di quanto non fosse perfino Bolsonaro che quantomeno non si era spinto tanto il là da giustificare pubblicamente l'intervento russo in Ucraina come ha fatto il suo rivale. «Putin non avrebbe dovuto invadere l'Ucraina, ma non è solo lui il colpevole», disse Lula solo qualche mese fa in una dimenticata quanto lunga intervista a Time, aggiungendo che anche «gli Stati Uniti e la Ue sono colpevoli» e che il motivo dell'invasione dell'Ucraina è in realtà solo uno, l'ingresso della stessa nella Nato e nella Ue. Parole di miele per Putin che ancora più felice deve essere stato quando in un'altra occasione il fondatore del Partito dei Lavoratori disse di aver visto con fastidio alla tv le immagini di Zelensky «ricevere applausi e standing ovation da tutti i Parlamenti». «Questo ragazzo» aveva sottolineato «è responsabile quanto Putin della guerra», aggiungendo poi che «il suo comportamento è un po' strano, sembra che faccia parte dello spettacolo».


Dello spettacolo per la verità fanno parte anche i nostri poveri progressisti che applaudono Lula senza sapere che così facendo applaudono anche Putin che guarda caso è stato uno dei primi a congratularsi augurandosi una «cooperazione russo-brasiliana costruttiva in tutti i settori». Presi dal furore amazzonico i sinistri si sono dimenticati che Lula è il fondatore dei Brics, il gruppo delle economie in via di sviluppo della quale fanno parte oltre al Brasile, l'India, il Sud Africa e proprio la Cina e la Russia. E proprio sui Brics Lula vuole rifondare la sua politica estera, lo ha detto più volte in campagna elettorale trovando lo scontato plauso del Cremlino che punta a fare lo stesso. Non pretendevamo certo che i sinistri ricordassero che il condannato, e poi graziato dai vizi di forma processuali,

Lula era quello che non voleva consegnare alle galere italiche il terrorista pluricondannato Battisti, e per tale motivo fece pure perdere la pazienza al «compagno Napolitano» (come poi lo chiamò lui stesso chiedendogli scusa). Ma almeno che si dicessero un po' preoccupati per il fatto che il suo ritorno significa con certezza quasi matematica il ritorno anche dell'accordo Ue-Mercosur, la cui approvazione pende dal 2019 come una spada di Damocle sulla nostra economia. L'accordo, sospeso per le preoccupazioni di Macron sulla politica di Bolsonaro in Amazzonia, è una minaccia per la salute dei cittadini italiani ed europei, nonché una sfida per il neonato ministero dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare che ha appunto il compito di salvaguardare le nostre eccellenze e la salute dei cittadini da importazioni da Paesi dove gli standard di controlli di sicurezza alimentari sono notevolmente inferiori ai nostri.


OCCHIO AL PARMESAO
L'accordo con il Mercosur non garantisce nulla di tutto questo, né in un senso né nell'altro, anzi abbattendo dazi e controlli sulle merci lascerebbe la porta aperta a migliaia di tonnellate di carne bovina e pollame potenzialmente velenosi. Coldiretti all'epoca ricordava infatti che il manzo refrigerato e il pollame dal Brasile si sono classificati, per i casi di Escherichia Coli-Shigatoxin, nella top ten dei cibi più pericolosi per il numero di allarmi alimentari scattati in Italia nel 2018. Per non parlare poi dei pesticidi utilizzati in Brasile e negli altri Paesi Mercosur (Argentina, Paraguay e Uruguay), in larga parte vietati in Europa. Al Pd potrebbe non interessare, e infatti i risultati si vedono poi al momento del voto, ma il suddetto accordo tutela anche meno del 10% delle Dop/Igp italiane riconosciute dall'Unione Europea con il rischio che le nostre eccellenze alimentari potrebbero un giorno venire danneggiate dalla concorrenza sleale di prodotti contraffatti e scadenti come il Reggianito, il Parmesao e perfino, che Dio ce ne scampi e liberi, il Mortadela. 

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