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Ucraina, ammiraglio Cavo Dragone: "Cosa accadrà in primavera"

L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone

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"Secondo me non ci potrà essere una soluzione militare al conflitto perché la Russia non ha conseguito i suoi scopi strategici e perché l'Ucraina ha reagito con un forte senso di nazione. D'altra parte i territori presi dai russi non possono essere riconquistati. Ora ci sarà la pausa invernale, il freddo intensificherà la guerra di trincea con il riposizionamento dei due schieramenti. A primavera le ostilità ricominceranno in maniera più violenta, a meno che, come spero, la comunità internazionale riuscirà a catalizzare i suoi sforzi per una soluzione negoziale". A parlare è il capo di Stato maggiore della Difesa italiana, l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, in un'intervista al Corriere della Sera. Insomma, secondo Cavo Dragone la controffensiva ucraina, dopo gli enormi successi, è destinata a frenare. O peggio, il tutto con la complicità dell'inverno.

 

 

Con queste parole l'ammiraglio ci ricorda come l'inverno svolga un ruolo decisivo nel conflitto in Ucraina (così come lo è stato nell'intera storia militare russa). Lo condizioni meteorologiche che si prospettano nei mesi a venire potrebbero quindi dettare le condizioni non solo per l'evoluzione della guerra, negoziato compreso, ma anche per la strategia italiana all'interno di quella della Nato. Rispetto alle minacce nucleari, Cavo Dragone non dà allarmismi. "Bisogna dare il giusto peso a quello che viene detto, contestualizzarlo con i rischi che ci sono per una mossa azzardata, per un errore. Che a queste minacce ci sia un seguito è poco verosimile: ci sarebbe un effetto domino non arrestabile", dichiara. E soprattutto "bisogna considerare quello che viene detto nell’ambito di un confronto per il dominio cognitivo: cercare di acquisire posizioni di forza, nel tentativo di indebolire psicologicamente l’avversario e conseguire un vantaggio quando ci si siederà a un tavolo". 

 

 

Ma quali sono le conseguenze per l'talia? "La crisi parte da Est e passa proprio per il Mediterraneo per arrivare nell’Atlantico e poi nell’Indopacifico, dove ci sono focolai che possono riverberarsi anche dalle nostre parti. Non è solo la presenza di navi russe, ma di tensioni nel Nord Africa, in Libia, e poi nel Sahel e in Siria, che sono anche figlie di questo confronto", sostiene Cavo Dragone. "Ma a essere interessati da questa crisi non sono soltanto i 2.500 uomini che abbiamo lì, e che sono già intervenuti con decisione per evitare sconfinamenti aerei, ma anche gli altri 8mila presenti nei teatri operativi del Mediterraneo allargato. Se ci saranno aumenti di personale saranno decisi dal vertice politico, ma correttivi saranno necessari guardando allo scenario geopolitico. Anche a livello di mezzi". Conclude: "Siamo votati al multidominio e all’innovazione tecnologica. E allo spazio, che diventerà un dominio dove si combatterà. Bisognerà essere pronti". 

 

 

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