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Alessia Piperno libera? Chi ha fatto la telefonata decisiva: ora tutto torna

 Alessia Piperno

Mirko Molteni
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La liberazione e il rientro in Italia di Alessia Piperno, la blogger di 30 anni detenuta in Iran per oltre un mese, è stata frutto di trattative diplomatiche che il nuovo governo italiano ha portato avanti con Teheran sfruttando canali di dialogo che il nostro Paese ha saputo mantenere per anni con la ex-Persia, a differenza di altri Stati europei. Con un lavoro di squadra tra il Ministero degli Esteri e l'agenzia AISE, i nostri servizi segreti esteri.

La ragazza era stata arrestata il 28 settembre e imprigionata nel carcere di Evin, nel clima di repressione delle proteste popolari per la morte della giovane Mahsa Amini, malmenata dai poliziotti di regime perché non «portava correttamente il velo». Alessia - piumino blu e berretto verde - è atterrata ieri pomeriggio con un aereo Falcon 900 dell'AISE all'aeroporto di Roma-Ciampino, dove l'attendevano i genitori, Alberto e Manuela. La premier Giorgia Meloni ha ringraziato i nostri servizi, mentre da Amsterdam, dove accompagnava il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita ufficiale, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato: «Alessia Piperno è stata liberata grazie a un intenso lavoro della diplomazia italiana. Sta bene e non ha subito alcuna violenza».

 

 

Dal canto suo, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha affermato: «Ringrazio tutti coloro che, a partire dalla nostra diplomazia e dal governo italiano, dal presidente Meloni al ministro degli Esteri Tajani, hanno contribuito a raggiungere questo straordinario risultato. Bentornata Alessia!». La diplomazia italiana non ha avuto gioco facile con un regime iraniano in allarme da un mese per le manifestazioni popolari che gli ayatollah sostengono fomentate da "agenti esterni", come i presunti "agenti dell'intelligence francese" arrestati negli scorsi giorni. Nonostante l'Italia sia allineata con il G7 in tema di sanzioni e di condanna della repressione, ha capitalizzato i suoi rapporti con l'Iran, tendenzialmente migliori rispetto alla media dei Paesi europei, in parte anche eredità di una più ampia vocazione storica del nostro Paese a dialogare con le nazioni del Mediterraneo e del Medio Oriente, fin dai tempi di Enrico Mattei, Aldo Moro o Bettino Craxi.

Al di là di trattative condotte in modo riservato, importante è stata una telefonata intercorsa tra Tajani e il suo collega iraniano, il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian. Un colloquio forse decisivo, inizialmente taciuto dalla stampa italiana, ma che è stato divulgato dalle fonti iraniane. Amir-Abdollahian anzitutto s' è congratulato con Tajani per la sua recente nomina alla guida della Farnesina. Poi s' è augurato che «le relazioni con l'Italia possano espandersi a livello politico, economico e culturale». Ha affermato che «la politica immutabile della Repubblica islamica dell'Iran» sulla guerra tra Russia e Ucraina si basa sulla necessità di una «soluzione politica per il conflitto per porre fine alla guerra». Il ministro iraniano ha detto a Tajani che Teheran «continuerà a impegnarsi affinché il processo politico possa avanzare in questa direzione».

Il regime degli ayatollah, provato dalle rivolte interne che ne fanno scricchiolare il potere e dalle sanzioni internazionali, di certo cerca sponde in Europa, nella fattispecie mediante i rapporti con l'Italia, per cercare di migliorare la sua situazione. Ma resta un governo militarizzato che solo in parte s' affida al dialogo e con cui è sempre bene trattare con prudenza. Proprio ieri l'Iran ha annunciato di aver sviluppato il suo primo missile ipersonico, ovvero con velocità superiore a quella del suono di almeno 5 volte. Lo ha detto il generale Amirali Hajizadeh, capo della divisione aerospaziale dei pasdaran. 

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