Cerca
Logo
Cerca
+

Meloni-Biden, il patto in due punti: immigrati e Ucraina, ecco l'alleanza

Fausto Carioti
  • a
  • a
  • a

I rapporti con Mario Draghi sono stati eccellenti, tanto che Joe Biden pensa a lui come prossimo segretario generale dell'Alleanza atlantica, ma a Washington sono convinti che nulla debba cambiare nelle relazioni con Roma adesso che al suo posto c'è Giorgia Meloni. Si spiega così il colloquio di un'ora, ieri a Bali, tra il premier italiano e il presidente statunitense. È il solito pragmatismo degli americani, ai quali importa poco o nulla del colore di chi governa l'Italia: ciò che conta è che le relazioni tra i due Paesi siano business as usual, cioè le migliori possibili. Vale per chiunque alloggi alla Casa Bianca, e lo dimostrò il precedessore di Biden, il repubblicano Donald Trump, dando su Twitter il segnale che consentì a «Giuseppi Conte», da lui elogiato come uno che «lavora bene con gli Usa», di restare a palazzo Chigi, alla guida dell'esecutivo più a sinistra della storia italiana.

Un'ora è il tempo che, in certi appuntamenti internazionali, si dedica ai buoni amici (col cinese Xi Jinping, fanno sapere gli organi di informazione di Pechino, Biden si è trattenuto tre ore e 12 minuti, ma lì siamo nel campo dell'eccezionalità e c'era una terza guerra mondiale da evitare).

 

 

Il resoconto che la Casa Bianca fa del colloquio coincide con quello della presidenza del consiglio italiana: i due si sono incontrati «per coordinare le risposte ad una serie di sfide globali, comprese quelle poste dalla Repubblica popolare cinese, la crisi climatica e l'uso dell'energia da parte della Russia come arma». Biden e Meloni, prosegue la nota diffusa a Washington, «hanno anche discusso del loro impegno a continuare a fornire all'Ucraina il sostegno di cui ha bisogno per difendersi e a ritenere la Russia responsabile della sua aggressione».

LA STRATEGIA AFRICANA - Gli uffici di palazzo Chigi aggiungono che i due leader hanno parlato della «stabilità nel Mediterraneo», argomento portato nel colloquio dalla Meloni. È parte del complesso disegno che dovrebbe contenere il traffico di esseri umani verso l'Italia. Molti di coloro che si muovono verso le nostre coste, infatti, si spostano dall'Africa sub-sahariana perché fuggono dalla radicalizzazione islamica e dalle milizie jihadiste. Serve una strategia politica (e probabilmente anche militare) per l'Africa; una strategia europea, che però deve essere concordata tra i Paesi della Ue e può essere adottata solo d'intesa con gli Stati Uniti.
Il Mediterraneo è il tema che più preoccupa la Meloni.

 

 

Lo ha messo pure al centro del confronto che ha avuto con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, assieme al quale ha discusso di come «lavorare insieme per contrastare la migrazione irregolare e favorire la risoluzione della crisi libica», oltre che del modo in cui condurre una lotta più efficace contro il terrorismo. Del controllo dell'immigrazione ha parlato anche col presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il quale le ha garantito che il problema è «in cima all'agenda dell'Unione europea» e sarà «presto affrontato» a Bruxelles. Nessun contatto, invece, tra la Meloni ed il presidente francese Emmanuel Macron: non si esclude che oggi i due abbiano modo di parlarsi a quattr' occhi, ma le probabilità sono basse.

UN SEGNALE PER PECHINO - Sono incontri che servono a conoscersi e preparare il terreno per decisioni future e a costruire o rinsaldare rapporti politici, e sotto questo aspetto la giornata di ieri, la prima che vedeva la Meloni impegnata in un simile consesso internazionale, si chiude col segno positivo. Lei stessa, dopo il faccia a faccia con Biden, ha voluto sottolineare il ruolo dell'Italia nella «solidità dell'alleanza transatlantica» e «i profondi e duraturi legami» che uniscono Roma a Washington. È un segnale anche per Pechino: significa che oggi, durante il colloquio che la Meloni avrà col presidente cinese Xi Jinping, non ci saranno quegli sbandamenti che si videro ai tempi dei governi di Conte, quando l'Italia, spinta da Luigi Di Maio, aderì alla Via della Seta, il progetto attraverso cui la Cina vuole espandere sino al Mediterraneo la propria sfera d'influenza economica e politica. Altri tempi, altri personaggi, e anche per questo Biden ha tutto l'interesse a tenersi stretti la nuova premier italiana e il suo governo.

Dai blog