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Repubblica, il delirio è totale: "Un fascista", cosa s'inventa contro Meloni

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Se Giorgia Meloni promette "la formula Mattei per l'Africa", Repubblica non può stare a guardare. Il quotidiano di Maurizio Molinari, pur di attaccare il governo, se ne inventa di ogni. Anche che Enrico Mattei era fascista. Proprio così, l'imprenditore, partigiano e deputato della Democrazia cristiana, sarebbe stato un estremista di destra. "Il capo della Cia a Roma non sembra avere dubbi: Enrico Mattei era un fascista, si era rifatto l'immagine comprando per cinque milioni di lire il titolo di partigiano dai democristiani, e forse per queste sue origini si oppone agli interessi americani in Italia", scrive Paolo Mastrolilli in una paginata di fango. 

 

 

Più nel dettaglio, il rapporto segreto del 1955 su Mattei vedrebbe Lester Simpson scrivere così: "La grande maggioranza delle compagnie petrolifere italiane, che fino al IV World Petroleum Congress si opponevano all'Eni, ora presentano un fronte unito con Enrico Mattei, nella sua opposizione allo sfruttamento dei depositi italiani da parte degli interessi americani". E ancora: "Questa nuova situazione è il risultato di informazioni confidenziali e consigli forniti ai gruppi petroliferi italiani e a Mattei stesso da Remigio Danilo Grillo. Grillo, vicedirettore generale per gli Affari politici al ministero degli Esteri italiano, è un ex 'squadrista' e cagnolino di Galeazzo Ciano, grazie alla cui influenza ha fatto carriera".

 

 


Il complotto anti americano si fa subito assai pericoloso: "Mattei stesso era un fascista fino al 1945. Aveva iniziato a lavorare nella Resistenza dopo l'8 settembre, facendo però attenzione allo stesso tempo di conservare i rapporti con i tedeschi. Come parte di questo processo, sua moglie era diventata l'amante di un capitano austriaco che era un ufficiale molto importante nella SD tedesca". Le rivelazioni però non finiscono qui: "Quando era diventato chiaro che la vittoria degli Alleati era certa, Mattei aveva pagato cinque milioni di lire ad un leader partigiano della DC, per ottenere il titolo di capo partigiano della DC e il grado di generale della Resistenza nel CLN. La sua nomina era stata approvata dal generale Cadorna e dal colonnello Argenton, ora braccio destro di Mattei". Insomma, il presidente dell'Eni era un fascista. E, guarda caso, proprio quando il presidente del Consiglio lo ha definito "un grande italiano capace di stringere accordi di reciproca convenienza con nazioni di tutto il mondo".

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