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Covid, Pio d'Emilia rivela: "Cina? Nessun panico, ecco cosa vogliono"

Carlo Nicolato
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Pio d'Emilia, la Cina è passata dallo zero-Covid all'apertura totale in pochi giorni. È davvero un disastro o in Occidente stiamo un po' esagerando?
«Stiamo esagerando. Parliamoci chiaro, con la Cina bisogna conviverci e bisognerà conviverci sempre di più. Io lo dico sempre in modo un po' provocatorio: moriremo e morirete cinesi, noi forse no ma i nostri figli e i nostri nipoti sicuramente sì. Quindi, al di là ovviamente dei diritti umani e tutte le questioni delicate che restano e che resteranno, anche l'Occidente deve darsi una calmata. Guardiamo appunto il Covid, quando chiudevano dicevamo che non dovevano farlo e che stavano sabotando l'economia mondiale, quando ci sono state le proteste noi tutti abbiamo come al solito gufato, dicendo "adesso arriva la repressione, i cannoni, l'esercito, il regime salta". Invece Xi Jinping ha aspettato una settimana, il tempo magari di convincere qualcuno che era poco convinto, e se n'è uscito con una decisione che obiettivamente è "democratica"».

 

 

Ecco ma non c'è una cronologia sospetta in questi avvenimenti: tre annidi 0-covid, poi il Congresso, quindi le manifestazioni e subito dopo la fine delle restrizioni. Non è che le manifestazioni siano state in qualche modo orchestrate o cavalcate dal governo cinese per aver la "scusa democratica" per poter riaprire?
«Tutto può essere, io non sono in Cina, ma non ci siete nemmeno voi, non ci sono gli americani, non ci sono gli inglesi. Ma tutto quello che noi sentiamo della Cina possono essere speculazioni, come questi video che circolano on line di morti accatastati nei crematori. Ce n'è uno, il più diffuso, riguardante la città di Anshan, che è un falso acclarato, risale a tre anni fa. Me lo hanno confermato anche degli amici europei che abitano là, persone assolutamente attendibili. Sul numero dei contagi siamo ormai tutti d'accordo, centinaia di milioni, ma attenzione sono contagi omicron perlopiù asintomatici».

Quindi quali sono le cause di questo cambiamento?
«Loro ci hanno provato, sono stati criticati, anche al loro interno ci sono state critiche, ma poi si sono resi conto che qualcosa andava cambiato, non certo per motivi umanitari. La Cina è il terzo anno di fila che cresce del meno del 3%, che per noi sarebbe un sogno, ma per loro abituati a ben altre percentuali significa crisi».

Crisi anche politica mi pare di capire.
«Una cosa è molto importante: la stabilità del governo cinese e del partito è basata sulla stabilità sociale e sul progresso economico e l'arricchimento. Nel momento in cui questo si inceppa rischiano il regime e il partito. Quindi per garantire la stabilità occorre la crescita economica e per avere la crescita economica devi riaprire».

Però diciamo che in buona parte è il regime stesso che si è messo in questa condizione, non è che hanno fatto molto bene per arginare il Covid.
«Dal punto di vista sanitario le critiche sono più che giustificate perché in questi tre anni francamente Pechino poteva dedicarsi a rafforzare le sue strutture, come ha fatto anche la nostra Italietta. Doveva aumentare le terapie intensive, il personale, e non l'ha fatto. Ecco perché adesso c'è il collasso degli ospedali, ma ripeto, è un collasso dato da un'endemia. Ormai in Cina il Covid è anche ufficialmente definito un'influenza endemica».

 

Quindi niente panico?
«Assolutamente no. Non solo non c'è il panico in Cina ma c'è grande euforia in questo momento. I cinesi i soldi ce li hanno, metà della popolazione è diventata classe media, non vede l'ora di andarsene in giro per il mondo. Ed ecco dov' è la grande emergenza in questi giorni: ci sono 300 milioni di cinesi che hanno già prenotato on line dei biglietti aerei, nazionali ma anche internazionali, per l'Europa, per il Giappone, la Malesia e la Corea, e che adesso sono furiosi perché all'estero minaccianodi chiudere di nuovo le frontiere. Insomma, rischia di diventare il gioco delle tre carte». 

Obiettivi di Xi per il prossimo anno? 
«Sono quelli del congresso, crescita economica almeno del 5% ma soprattutto una ripartenza dell'economia cinese all'interno dell'economia globale. Il discorso di Xi è che non c'è ripresa mondiale senza la Cina, non c'è possibilità per la Cina di riprendersi senza la ripresa mondiale. "Torniamo a fare il business, chissene frega degli uiguri, di hong kong e di tutti gli altri": è questo il messaggio che alcuni Paesi, e soprattutto alcune aziende europee, sono pronti ad accettare. Parliamoci chiaro le visite di Michel e Scholz hanno fatto capire che l'Europa pur di far riprendere gli scambi commerciali è disposta a chiudere un occhio se non tutti e due». 

Credo che Scholz stia già avendo il suo ritorno ecnomico con le medicine antivirali e i vaccini che ha proposto a Xi nell'ultima visita... 
«In Cina gira un battuta: va più Pfizer che il Maotai (il liquore cinese più bevuto in Cina specie sotto Capodanno). In questi giorni c'è un contrabbando enorme di antivirali banditi dalla Cina ma disponibili ad Hong Kong». 

La Russia che posto occupa nei piani di Xi? 
«Di Russia in Cina non se ne parla proprio, dei rapporti tra Russia e Cina parliamo noi occidentali. La saggezza di Xi è stata quella di resistere all'Occidente, ma anche a Putin. E peraltro la Cina è stata più ligia alle sanzioni di tanti Paesi europei. Alla fine Xi ne uscirà stravincitore: comunque vadano le cose Putin perderà, odi brutto o dovrà sedersi a trattare. E Pechino raccoglierà le ceneri dell'impero russo. Con buona pace di Biden».

 

 

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