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Macron, non solo le pensioni: "Chi tasso ora", mossa kamikaze

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"La riforma delle pensioni dovrà entrare in vigore entro fine anno". Emmanuel Macron non fa nessun passo indietro e anzi rilancia. Il presidente francese, nella prima intervista a Tf1 e France2 dopo l'approvazione della contestatissima riforma previdenziale per soli 9 voti, difende la linea dell'Eliseo e conferma il governo di Elisabeth Borne. Non solo: annuncia anche una tassa sugli extra-profitti delle imprese. Un modo, forse, per far meglio digerire la amarissima pillola all'elettorato francese, letteralmente in rivolta da settimane, ma una strategia altrettanto rischiosa: il suo partito e tutto il centrosinistra francese potrebbero scontare nelle urne la rabbia dei francesi e la delusione degli alti quadri produttivi. A Macron, forse, tutto questo poco importa: al secondo mandato all'Eliseo, sa già che non potrà essere rieletto e forse il suo orizzonte è già fuori dai confini nazionali. Un tema, questo, che ha voluto affrontare direttamente dicendosi "pronto a indossare l'impopolarità" pur di realizzare la riforma. "Non cerco di essere rieletto. Tra i sondaggi di breve termine e l'interesse generale del Paese, scelgo l'interesse generale del Paese". Duro anche l'attacco ai sindacati, colpevoli di non aver nemmeno tentato il dialogo con la politica per trovare un compromesso. 

 

 

 

"Non mi fa piacere fare la riforma - ha spiegato il presidente in tv in 35 minuti di intervista -, avrei preferito evitare, ma siccome è necessaria mi sono preso l'impegno di realizzarla. Il testo democratico della legge deve andare avanti". Qualcuno nelle ore precedenti parlava di possibili scossoni per il governo, addirittura di scioglimento delle Camere anticipato. Una ipotesi seccamente smentita: "Non c'è una maggioranza alternativa - mette in chiaro Macron -. Elisabeth Borne si è voluta prendere la responsabilità del suo governo. Questo è ciò che chiamiamo articolo 49.3. È la 100esima volta che lo facciamo nella nostra Repubblica. È un gesto molto solenne. Si è assunta le sue responsabilità con il suo governo. Ha detto al Parlamento: 'Se avete una maggioranza alternativa, fatela parlare' e lunedì è stato dimostrato che non c'era una maggioranza alternativa".

 

 

 

 

Quindi, ha affrontato il capitolo tasse. Macron ha denunciato "il cinismo di alcune grandi aziende che hanno registrato importanti utili straordinari e che li hanno utilizzati per riacquistare azioni proprie in Borsa". Per questo, ha aggiunto, "chiederemo un contributo eccezionale del quale possano beneficare i lavoratori". Consapevole di avere un Paese spaccato e tramortito dalle proteste, il capo dell'Eliseo ha voluto chiudere con un invito al dialogo, forse tardivo: "Abbiamo bisogno di andare avanti, di placare e di ricostruire un'agenda parlamentare e di riforme, re-impegnandoci con i sindacati e con tutte le forze politiche che sono pronte a farlo". Già, ma chi ci starà?

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