Cerca
Logo
Cerca
+

Gruppo Wagner, viaggio nel comando: il piano per prendersi la Russia

Esplora:

Daniele Dell'Orco
  • a
  • a
  • a

Durante la conversazione capita talvolta di pronunciare il nome del Wagner Group. Anastasia, la responsabile della comunicazione esterna, si affretta a correggere: «Questo è il Wagner Center, non il Wagner Group». Nel grattacielo di vetro sito in un quartiere residenziale di San Pietroburgo che dallo scorso novembre ospita la sede della PMC guidata da Evgeny Prigozhin, alla distinzione tengono parecchio. Anche se a pagare le bollette resta pur sempre «lo chef di Putin», ora impegnato coi suoi combattenti in prima linea sul fronte di Bakhmut, nel Donbass. L’idea alla base del centro non è quella di prendere le distanze dalla azienda di contractor più chiacchierata del mondo, bensì di compiere un altro deciso passo in avanti verso la sua istituzionalizzazione. Prima del 24 febbraio 2022, difatti, il nome Wagner si poteva giusto sussurrare. Lo stesso Prigozhin non aveva mai ammesso di esserne l’uomo chiave. Le PMC restano illegali nella giurisdizione russa, ma complici i rapporti piuttosto tesi tra Prigozhin e altri “signori della guerra” russi e gli alti comandi militari di Mosca (che a più riprese hanno criticato l’andamento della campagna militare in Ucraina) pian piano la Wagner ha vissuto una sorta di sdoganamento. Già impegnata nel 2014 in Crimea e negli ultimi anni in teatri operativi in Africa e in Medio Oriente, la PMC ha preso in appalto un intero settore del fronte nella regione di Donetsk, ha arruolato decine di migliaia di volontari e detenuti ancor prima della mobilitazione parziale e ha ottenuto buoni risultati (con grosse perdite) su fronti complessi come Soledar e Bakhmut.

 

 

 

«MEGLIO DELL’ESERCITO»

Il “modello Wagner”, scevro delle dinamiche burocratiche e molto poco pragmatiche tipiche dei quadri dell’esercito regolare, ha iniziato ad entusiasmare gli uomini sul campo, gli osservatori militari e l’opinione pubblica più bellicista. Per molti russi, in pratica, funziona meglio dell’esercito. Per ammissione dello stesso Prigozhin, però, a questa sorta di realtà militare parallela di Mosca (come pure a quella regolare a detta sua) manca una “ideologia”. Così, è nato il suo volto civile: il Wagner Center. Non senza grattacapi. Le istituzioni di San Pietroburgo, ad esempio, non ne erano affatto liete per via di un inquadramento legale ancora poco chiaro. Ufficialmente, il Wagner Center è la sede di una società per azioni. La sua funzione principale è quella di essere la piccola Silicon Valley di Prigozhin che ospita cervelli del mondo dell’IT, ingegneri, data analysts, scienziati, inventori, blogger (Anna, la responsabile, sostiene di voler preparare i media a combattere nella “guerra di informazione” le fake news sui membri della Wagner), esperti militari che educano inviati di guerra, piloti di droni (non solo per la PMC, anche l’esercito ha bisogno di esperti in questo ramo) eccetera.

In uno dei piani dell’edificio ad accogliere Libero c’è Peter. Ci tiene a mostrare la sua «collezione privata» di trofei raccolti dai soldati della Wagner fatta di missili anticarro, pezzi di droni e Manpads vari anche di fabbricazione occidentale. Il suo ruolo nel centro sarebbe però quello di trainer di primo soccorso. Tra i cimeli vanta infatti un kit statunitense che come una mini borsa di Mary Poppins contiene tutto il necessario in pochissimo spazio. In caso di emergenza. «Mi ispiro anche a loro, certo, ma le idee di base sono le mie. Ho persino prodotto un mio particolare laccio emostatico». Con l’ascensore sospeso si arriva poi al piano “incubatore”. Uno dei giovani startupper, Pyotr, racconta di lavorare da diversi mesi nel centro con l’intento di sviluppare un programma basato sull’intelligenza artificiale capace di delineare il profilo umano e caratteriale di una persona in base ai suoi lineamenti: «In sostanza scansioniamo il tuo viso e ti sappiamo dire se sei un leader o un gregario». A dispetto delle introduzioni di Anastasia che sostiene che i “residenti” siano legati da un forte patriottismo, Peter sembra più entusiasmato dalla possibilità di anticipare il futuro nel suo campo più che nella politica: «È una nuova era, e qui possiamo lavorare per farne parte. Se ciò che faccio possa servire anche ai militari non saprei».

 

 

 

IDEOLOGIA E PSICOLOGIA

Un’altra delle imprenditrici invece è convintissima del suo concetto di patriottismo: «Semplice, vuol dire madrepatria. E vuol dire la sua difesa». A proposito di madrepatria in una sala conferenze del piano terra alcuni giovani sono riuniti per discutere proprio del valore della nazione, in un workshop con nastro di San Giorgio e spilla “Z” sull’abito. Infine, c’è il reparto che fornisce assistenza sociale, psicologica e legale ai membri della Wagner compresi gli ex detenuti («che ora non vengono più reclutati», dice Sergej) anche se alcuni di loro sono tornati a delinquere. Di certo, comunque, nella struttura ancora riempita solo per metà c’è anche molto altro. Scherzando, ma non troppo, Anastasia dice: «I piani segreti non ve li facciamo vedere, venite pure sempre da un Paese Nato».

 

 

 

Dai blog