Cerca
Logo
Cerca
+

Macron ha scatenato i comunisti cinesi, il retroscena: e ora...

Mauro Zanon
  • a
  • a
  • a

 Quando Darius Rochebin, anchorman del canale all -news francese Lci, gli ha chiesto se ai suoi occhi la Crimea fosse parte dell’Ucraina, Lu Shaye, ambasciatore cinese in Francia, ha risposto con queste parole: «Dipende da come percepiamo questo problema. La Crimea, all’inizio, era russa. Fu Krusciov a dare la Crimea all’Ucraina ai tempi dell’Unione Sovietica». Poi, non pago, ha continuato a distorcere la realtà, affermando che i Paesi dell’ex Urss «non hanno uno status effettivo secondo il diritto internazionale perché non c’è un accordo internazionale che confermi il loro status di nazioni sovrane». Infine, dinanzi a un Rochebin visibilmente imbarazzato, ha invitato tutti a smetterla di “cavillare” sulla questione dei confini post -sovietici. Venerdì scorso, su una delle reti televisive più importanti di Francia, è andata in scena un’inquietante esibizione di propaganda russa da parte del più alto diplomatico cinese a Parigi.

 

 

 

Un’esibizione che ha spinto ieri il Quai d’Orsay, il ministero degli Esteri francese, ha convocare urgentemente Lu Shaye per chiedere chiarimenti in me rito. Le esternazioni dell’ambasciatore cinese mettono in dubbio non solo la sovranità e l’integralità territoriale dell’Ucraina, che la Russia vìola febbraio del 2022, ma anche quelle delle ex repubbliche sovietiche che sono emerse come nazioni indipendenti dopo la disgregazione dell’Urss nel 1991, tra cui gli Stati membri dell’Ue. «Tutti i Paesi dell’ex Unione Sovietica hanno un chiaro status sovrano sancito dal diritto internazionale. Fatta eccezione per la Russia, che fraudolentemente si è insediata nel Consiglio di sicurezza dell’Onu», ha twittato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino VolodymyrZelensky, commentando le parole di Lu Shaye.

 

REAZIONI DURISSIME

«È strano sentire una versione assurda della “storia della Crimea” da un rappresentante di un Paese scrupoloso sulla sua storia millenaria. Se vuoi essere un attore politico importante, non ripetere a pappagallo la propaganda degli outsider russi», ha aggiunto Podolyak. Sulla sua scia, hanno reagito con toni durissimi Estonia, Lituania e Lettonia, i cui ministri degli Esteri, domenica, hanno coordinato la convocazione degli alti diplomatici cinesi nelle rispettive capitali. La ricostruzione dell’ambasciatore cinese a Parigi, anzitutto, è falsa, considerando che gli ex Paesi a cui fatto riferimento sono stati ammessi come membri a tutti gli effetti delle Nazioni Unite.

 

 

 

 

COLPE FRANCESI

Pechino, inoltre, ha riconosciuto il loro status, compresi i confini dell’Ucraina con la Crimea, nel dicembre 1994, nell’ambito dell’accordo di denuclearizzazione: Kiev rinunciò al terzo arsenale nucleare più grande al mondo, in cambio di garanzie di sicurezza da parte di diverse capitali, tra cui Pechino. Le recenti dichiarazioni scivolose di Macron, in seguito alla sua visita in Cina, hanno fatto sentire i cinesi più liberi di prendere certe posizioni geopolitiche? «Come ha detto anche Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo, non c’è un rapporto causa-effetto. Ma di sicuro l’atteggiamento remissivo nei confronti della Cina mostrato dal presidente francese, che ha lasciato in un certo senso in disparte l’Unione europea incarnata da Ursula Von der Leyen, concentrandosi assieme agli imprenditori francesi sugli accordi commerciali con Pechino senza minimamente porre il problema geopolitico, è stato un segno di debolezza oltre che di divisione a livello europeo», dice a Libero Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia e co-presidente del gruppo Ecr. «È il momento di mostrare forza e compattezza in questo crocevia della storia che noi non abbiamo voluto, ma che purtroppo ha scelto noi. Ci stiamo accorgendo con una certa drammaticità che l’ordine che davamo per scontato non lo è per alcuni regimi.


Come gruppo Ecr stiamo preparando una risoluzione che esprima solidarietà nei confronti di Estonia, Lituania e Lettonia, che sono tre dei ventisette Stati membri che compongono l’Ue. Non stiamo più parlando di Stati extra-Ue, ma di Stati europei». Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha provato a correggere il tiro dicendo che «la Cina rispetta lo statuto degli Stati sovrani delle repubbliche dopo la dissoluzione dell’Urss». Ma secondo Procaccini, «è una smentita blanda e proprio per questo inquietante». 

Dai blog