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Kate Middleton, il dramma: la foto che rivela chi sarà il "nuovo principe Harry"

Hoara Borselli
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Ma per fortuna! Dico, per fortuna che c’era lui, il principino, Louis, il terzogenito di William e Kate, cioè del futuro re e della futura regina d’Inghilterra. È stato lui che nel bel mezzo di una cerimonia noiosissima, piena di riti, di baldacchini, di corone, coroncine, colletti di pelliccia, abiti seicenteschi, formule incomprensibili, sacerdoti, vescovi, dignitari e fior di capi di Stato a partire da Mattarella, è stato lui che ha riportato alla normalità il corso delle cose e ha salvato l’onore della monarchia britannica. Ha sbadigliato. Ha sbadigliato guardando le telecamere. Ha sbadigliato senza nascondersi. Ha sbadigliato restando serio serio e offrendo a tutti questo messaggio forte e nitido: questa è una delle più noiose cerimonie alle quali sono stato mai costretto ad assistere.

 

 

 

Beh, dagli torto. Nessuno può negare che quello sbadiglio era il commento più profondo alla giornata dell’incoronazione di re Carlo. Più delle migliaia, anzi milioni di parole, pronunciate da centinaia di commentatori in tutte le lingue, più del pensiero di qualunque esperto di monarchia possibile e immaginabile. Louis ha cinque anni, è un bambino che assomiglia a tutti gli altri bambini, dolce, grazioso, serio, reso appena un po’ goffo, non per colpa sua, per via di quel completino che ha dovuto indossare. E però serio, saggio, normale. Ha fatto la parte del bambino della fiaba celeberrima di Hans Christian Andersen intitolata, mi pare di ricordare, “I vestiti nuovi dell’imperatore”, che parla di un imbroglio che un tipo spiritoso fece a un re potente, convincendolo di avere cucito per lui un vestito meraviglioso ma che poteva essere visto solo dalle persone oneste. Il re non vedeva quel vestito, perché il vestito non esisteva, ma sentiva che tutti attorno a lui si complimentavano per l’eleganza e la ricchezza del tessuto e dei ricami d’oro. E così pensò che solo lui non poteva vederlo perché era disonesto. In realtà nessuno vedeva quel vestito, perché il vestito non c’era, ma tutti si vergognavano di dirlo, perché sapevano di essere stati disonesti. E così il re, perfettamente nudo, sfilò tra l’entusiasmo della folla sulla via principale della sua città, finché un bambino, più o meno dell’età di Louis, lo indicò ridendo e gridò: «il re è nudo!».

 

 

CHE BARBA, CHE NOIA
Sono troppo cattiva, lo so, a paragonare questa cerimonia a quella. Conosco perfettamente tutte le ragioni delle persone, probabilmente la maggioranza anche degli italiani, che invece pensano che è stata una gran cerimonia, che ha consolidato la monarchia, e dunque la democrazia inglese, che ha rafforzato le sue tradizioni, i suoi riti, la sua secolarità. Va bene. D’accordo. Avrete anche ragione, però nessuno mi venga a dire che l’incoronazione non è stata una noia, una barba, un tedio senza paragoni. Così mi è capitato di accostare nella mia mente due scene molto simili e quasi contemporanee: quella di Louis che sbadigliava, provocando l’indignazione della sorella, e la scena di suo zio Harry che se ne andava alla chetichella, perché la Corona e suo padre non ne vogliono sapere di lui e lui, ormai, non ne vuole sapere più molto di suo padre. Ho immaginato Louis che cresce, diventa grande e il giorno dell’incoronazione di suo padre, successore di Carlo, odi suo fratello, successore di suo padre, prende in silenzio il corridoio dell’uscita e manda tutti quel paese. Genitori, fratelli, corona e monarchia. È impossibile? Beh, insomma, diciamo la verità, non è che l’atteggiamento sprezzante di Harry sia del tutto incomprensibile. Lo hanno trattato come uno straccione, un intruso.

 

 

 

Perché? Beh la ragione vera è che lui è rimasto affezionatissimo alla madre, non ha mai sopportato la matrigna Camilla, ha rimproverato suo padre, sua nonna e tutti gli altri di avere fatto la guerra a Diana finché è vissuta. Perché gli facevano la guerra? Perché Diana era esattamente il contrario della ceriminia dell’altro giorno. Vogliamo dargli torto? Non solo non possiamo dare torto a un figlio che ancora è innamoratissimo di sua madre. Perché essere innamorati della propria mamma è la cosa più bella del mondo. Ma è anche difficile mettere a confronto la clamorosa personalità, la brillantezza, il fascino, di Diana Spencer con l’inconsistenza algida di questa Camilla che, con quella corona in testa- scusate se sono ingenerosa ispirava, francamente, poca soggezione e parecchia ilarità.

 

RIBELLI, PER FORTUNA
Harry è il principe ribelle. Ha scritto un libraccio pettegolo? Può darsi, ma non è lui che ha deciso di mettersi fuori dalla porta, ce l’hanno messo, dimostrando anche un discreto cinismo. Harry ha fatto bene all’immagine della corona. Le ha restituito un po’ di spontaneità, di freschezza. Speriamo che abbia già trovato un erede. Dai, Louis, sbadiglia, sbadiglia, sbadiglia ancora! 

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