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Zaki, trionfo Meloni. Indiscreto: come abbiamo conquistato la grazia

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La condanna a tre anni di reclusione nelle carceri egiziane, poi nel giro di ventiquattr'ore la grazia firmata dal famigerato Abdel Fattah al Sisi. Per capire cosa c'è dietro quel gesto repentino che ha cambiato la sorte di Patrick Zaki bisogna andare indietro nel tempo. Non c'è nessuna folgorazione sulla via di damasco per il presidente egiziano e neanche un mea culpa per l'accanimento riservato al giovane studente che con la sentenza di martedì scorso non aveva alcuna possibilità di appello. Il merito della scarcerazione di Zaki va dato al dialogo e alle concessioni che Giorgia Meloni ha avviato non appena si è insediata a Palazzo Chigi proseguendo il lavoro di Mario Draghi che riuscì a ottenere il ritorno in libertà di Zaki. 

 

 


 


La data chiave, ricorda Fabrizio Caccia sul Corriere, è il 7 novembre 2022 quando la premier sbarcò a Sharm el-Sheikh per la Cop27 dell’Onu. Meloni, il primo premier italiano in visita in Egitto da quando nel 2016 al Cairo fu trovato morto assassinato Giulio Regeni, venne accolta al suo arrivo da Al Sisi con una stretta di mano. Da lì è iniziato il dialogo nel quale un ruolo chiave lo ha giocato senz’altro il ministro degli Esteri Antonio Tajani che già prima di Natale scorso aveva ricevuto a Roma il suo omologo cairota, Sameh Shoukry riallacciando i rapporti tra i due Stati. Da lì in poi, spiega il Corriere, è stato un susseguirsi di incontri e visite ufficiali per parlare di crisi alimentare, istruzione, energia, lotta al terrorismo

 

Ricorda Caccia che Tajani per due volte, il 21 gennaio e il 14 marzo, è volato in Egitto. A marzo con lui c’è anche la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini. E c’è la Coldiretti, ci sono gli imprenditori della sanità, perché Al Sisi chiede al governo italiano aiuto per la copertura sanitaria dei suoi 120 milioni di connazionali. Il 18 marzo è il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, a essere ricevuto dalla ministra Soha Gendi per discutere di immigrazione mentre il 17 maggio il ministro della Difesa Guido Crosetto con il capo di Stato Maggiore Giuseppe Cavo Dragone incontra Al Sisi e i suoi vertici militari e loda "il ruolo essenziale dell’Egitto nel mantenimento della stabilità nel Mediterraneo". Il 6 luglio, infine, l’ultimo contatto: Meloni e Al Sisi si sentono dopo il vertice a Roma del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, che concede all’Egitto 431 milioni di dollari per fronteggiare la crisi di risorse. Ieri la decisione di far tornare Zaki in Italia.

 

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