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Giorgia Meloni, dopo Zaki la "trattativa silenziosa" su Giulio Regeni

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Se la stretta di mano a Sharm El Sheik tra Giorgia Meloni e Abd al Fattah Al Sisi nel novembre dell'anno scorso è stato l'incipit dei nuovi rapporti tra Italia e Egitto che hanno portato alla grazia per Patrick Zaki, il dialogo costante e assiduo tra Palazzo Chigi e i funzionari governativi del Cairo potrebbero portare a una svolta sul caso Regeni. Tutto è ovviamente avvolto dalla massima riserbo visto che il governo Meloni dopo la stretta di mano alla Conferenza sul Clima ha imposto la più assoluta discrezione alle trattative sul caso Zaki e sul caso Regeni. Ma tutto indica che la verità sull'assassinio del giovane italiano a il Cairo potrebbe essere vicina.

 

 

Anche perché, fa notare Gian Micalessin sul Giornale, è al lavoro di un esecutivo che "ha saputo smarcarsi con decisione dai registri tanto ipocriti quanto ambigui adottati dai governi a guida Pd e Cinque Stelle. Esecutivi che - a partire da quelli targati Renzi e Gentiloni del caso Regeni fino al Conte Due - alternavano dichiarazioni sferzanti e spesso inutili nei confronti di Al Sisi accompagnate da una assoluta continuità sul piano economico e commerciale". Una contraddizione il cui caso simbolo era stato la vendita e la consegna all’Egitto di due fregate Fremm costruite da Fincantieri. Un affare realizzato con il pieno consenso del governo Pd-M5S prima e di quello Draghi poi. Dissonanze cancellate da un governo Meloni che anche per via degli interessi di Eni e Snam partner delle più importanti iniziative nel settore del gas egiziano cari alla Meloni che puntano a trasformare l’Italia in un Hub energetico. Questo doppio e riservatissimo binario - oltre a garantire la libertà di Zaki e gli interessi delle nostre imprese - potrebbe contribuire a chiudere in maniera più dignitosa il "vulnus" del caso Giulio Regeni restituendo alla famiglia e all’Italia qualche briciola di verità in più.

 

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