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Biden sotto "impeachment". Bomba sulla Casa Bianca: i soldi da Cina e Ucraina

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Vogliono far cadere Joe Biden. Lo Speaker della Camera del congresso americano, Kevin McCarthy, è pronto a sostenere già questa settimana la procedura di impeachment nei confronti del presidente democratico. Lo riportano alcuni media americani, dopo che la notizia è stata lanciata dal sito Punchbowl News, quotidiano politico online di Washington non nuovo a scoop dal Palazzo. 

I Repubblicani sostengono, anche se non sono state trovate finora prove, che Biden abbia avuto benefici economici dagli accordi stipulati dal figlio, Hunter Biden, con governi stranieri, tra cui Cina e Ucraina. Il sostegno ad avviare il processo al presidente, secondo i Repubblicani, dovrebbe facilitare l'accesso a documenti bancari e altri riservati che riguardano il presidente e suo figlio. Il presidente della commissione Giustizia della Camera, Jim Jordan, e quello della commissione di Vigilanza, James Comer, dovrebbero fornire dettagli nelle prossime ore, in un incontro con i colleghi di partito. 

"Le indagini dei Repubblicani della Camera - ha commentato uno dei portavoce della Casa Bianca, Ian Sams - non hanno portato a prove di condotta sbagliata. Anzi, i loro testimoni e i documenti prodotti hanno mostrato che non c'è nessun legame che porti al presidente degli Stati Uniti". Ma la decisione di McCarthy, che avrebbe preannunciato l'impeachment in una riunione privata con i suoi colleghi di partito presentandolo come il "prossimo passo logico" da compiere, nascerebbe anche dall'ultimatum lanciato dalla corrente di destra, guidata dal rappresentante della Florida e trumpiano Matt Gaetz, di votare il siluramento di McCarthy dal ruolo di Speaker se non avesse avviato le procedure di impeachment. 

La minaccia non è arrivata a sorpresa. McCarthy, che aveva dovuto superare quindici ballottaggi prima di essere nominato Speaker a gennaio, cosa mai successa negli ultimi 150 anni, era sotto scacco da mesi, da quando la corrente di Gaetz aveva barattato il voto per eleggerlo, in cambio della possibilità di poterlo sottoporre più facilmente a voto di sfiducia. 

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