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Germania, la destra fa tremare le urne in Assia e Baviera

Amedeo Ardenza
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Quasi 9,5 milioni di elettori in Baviera e 4,3 miioni chiamati alle urne in Assia. Domenica le due regioni occidentali delle Germania vanno al voto per rinnovare i rispettivi parlamenti – quello di Monaco e quello di Wiesbaden – nel più importante test elettorale del 2023 e in una prova generale delle europee previste a giugno dell’anno venturo. Il governo federale di norma si tiene al riparo dalle ripercussioni delle elezioni nei 16 Länder che compongono il paese. La regola sarà rispettata una volta ancora per il voto nel Libero Stato di Baviera. Dalla benestante regione meridionale non ci si aspettano sorprese: secondo una rilevazione condotta da Civey per lo Spiegel, il partito cristiano sociale (Csu) del governatore uscente Markus Söder si confermerà una volta ancora quale prima formazione con numeri (il 37%) inarrivabili per gli altri contendenti. Più interessante, semmai la corsa per il secondo posto con in gara i Verdi, i sovranisti di AfD e i Liberi Elettori – una formazione populista di centro oggi al governo con la Csu – tutti avvistati fra il 14 e il 15 per cento.

ALLEANZE IN VISTA

I Verdi, in sostanza, sono gravemente a rischio di perdere la posizione di secondo partito più votato, insidiato da due formazioni politicamente agli antipodi. Söder ha già annunciato che tornerà ad allearsi ai Liberi Elettori del vicegovernatore Hubert Aiwanger, dimostrando così di essersi messo alle spalle lo scandalo scoppiato alcune settimane fa, quando in una vecchia cartella di scuola di Aiwanger liceale è stato trovato un volantino dal sapore antisemita. «Chi è il più grande traditore della patria? Chi indovina vince un volo attraverso i camini di Auschwitz». Un testo da cui Aiwanger ha preso le distanze un po’ goffamente, prima attribuendone la responsabilità al proprio fratello ripetente (i due erano in classe insieme) poi dipingendosi come vittima di un complotto. La sua successiva intervista con il mensile delle comunità ebraiche tedesche, la Jüdische Allgemeine, ha lasciato gli ebrei tedeschi insoddisfatti. Il vicegovernatore ha però promesso più ascolto e attenzione, ottenendo così luce verde da Söder per restare al governo.

 

 

 

Neppure in Assia si prevedono cambiamenti di maggioranza. Nel Land con Francoforte governa la Cdu sostenuta da Verdi. In questo caso però il governo federale non è rimasto neutrale: al contrario, il partito socialdemocratico del cancelliere Olaf Scholz ha schierato la ministra degli Interni Nancy Faeser quale candidata alla presidenza del governo regionale. Una mossa che si è rivelata azzardata: se nel 2018 la Spd ottenne il 19,8% dei consensi, arrivando seconda a pari merito con in Verdi, a questo giro Civey attribuisce solo il 16% alla Spd. L’arrivo a Wiesbaden della ministra non ha dunque invertito la tendenza discendente del fu primo partito della sinistra tedesca, insidiato dagli ecologisti da un lato ed eroso dai sovranisti dall’altro.

 

 

 

CERCASI STABILITÀ

I sondaggi lasciano il tempo che trovano e saranno gli elettori a decidere il futuro politico dell’amministrazione regionale di Wiesbaden ma un cambio di maggioranza in Assia non solo appare improbabile ma anche poco gestibile: un’alternativa possibile al governo nero-verde sarebbe un’alleanza semaforo (rosso-verde-giallo), la stessa cioè del governo federale in piena crisi di consensi. Resta poi da capire quale sarà il destino politico di Frau Faeser: se gli elettori in Assia bastoneranno la sua Spd, la ministra potrà difficilmente restare in sella al Viminale tedesco senza danneggiare l’intera maggioranza. In questo scenario di erosione dei Volkspartei (la Csu in Baviera e la Spd ovunque) e di ridimensionamento dei Verdi, l’unica formazione che si frega le mani è l’AfD.

In Baviera il partito sovranista tedesco dovrebbe guadagnare circa quattro punti mentre in Assia dovrebbe portarne a casa altri 2, arrivando anche qua al 15%. In questi mesi il partito si è fatto portavoce delle paure dei tedeschi: quella di non arrivare a fine mese – respingendo di conseguenza la transizione energetica -, quella di essere coinvolti nel conflitto russo-ucraino – rifiutando quindi di sostenere l’Ucraina –, e quello di essere invasi dagli stranieri – il no di AfD a una politica migratoria flessibile è assodata. Temi che i partiti tradizionali respingono con sdegno e che AfD monopolizza facendosi più forte a ogni tornata elettorale. Su base nazionale AfD è avvistata attorno al 21% con punte di oltre il 30% nei Länder orientali. 

 

 

 

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